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IL TACCUINO | Salvifica musica Cumededè

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Novembre03/ 2016

di Andrea Bevacqua

Non si capisce se per una forma di scaramanzia o per un esagerato eccesso di umiltà, i componenti di un gruppo che potremmo definire orchestra o ensamble si sono dati il nome di Cumededè. Formatisi nell’arco di due anni nel corso di tamburello organizzato dal Teatro dell’Acquario di Cosenza e tenuto dal maestro Checco Pallone, il progetto musicale composto da Francesca Ricca, Emanuela Cristiano, Federica Greco voce e tamburi e da Carlo Antonante, Serenella Garofalo, Raffaella Damiano, Angelo Artuso e Pasquale Morrone tamburi con guest star Piero Gallina al violino e lira calabrese, rappresenta una bella realtà emergente.

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L’orchestra Cumededè nel Teatro dell’Acquario

Mi appunto quanto ne so: L’idea di mettere in piedi seriamente un progetto artistico nasce a giugno scorso, all’indomani della esibizione del saggio musicale di fine anno al Teatro dell’Acquario. Applausi a scena aperta hanno accompagnato l’esibizione del gruppo non ancora ribattezzato Cumededè, anche se il nome bizzarro già circolava se nei camerini e dietro le quinte un po’ per scherzo e un po’ per scaramanzia, una sorta di incoraggiamento alla cosentina: “Sonamu u stesso, cumudedè” (come viene viene, più o meno). Invece, complice la grande complicità tra il Maestro Pallone, puntiglioso ed esigente musicista nelle vesti di tutore e precettore e gli allievi diligenti e davvero entusiasti oltre che talentuosi, il gruppo, l’ensamble o l’orchestra che dir si voglia non ne ha sbagliata una. Così presi dall’entusiasmo, gli ormai Cumededè hanno iniziato a proporsi nei vari festival e serate organizzate nei paesini calabresi ottenendo già discreti risultati di presenza; in più dispongono di una pagina facebook e vantano un nutrito numero di affezionati fans. Un loro video che riprende un concerto tenuto a Casa Berto a Capo Vaticano a metà luglio ha ottenuto 1800 visualizzazioni sulla rete in poche ore.

I Cumededè mi trasmettono forte energia, presenza scenica, positività, freschezza, allegria, tenacia e voglia di stare insieme. Nel secondo perché sono obiettivamente brave e bravi. Il corso di tamburello infatti è stato un grande successo, un gruppettino che ha saputo crescere sia dal punto di vista musicale che da quello umano. Checco Pallone, polistrumentista con tanta esperienza sulle spalle, dai Dedalus allo Squintetto passando per mille altre situazioni locali, nazionali e internazionali ha preteso veramente tanto dai suoi allievi ma c’è da dire che questi non hanno mai fatto mancare la buona volontà e costanza tanto da essere diventati un tutt’uno, un vero esempio di classe: un gruppo che cammina e impara insieme, maestro e allievi nel solco della tradizione pedagogica di don Milani e Paulo Freire. Uomini e donne alla ricerca della buona musica e del benessere collettivo perché suonare non fa solo bene a se stessi ma può essere utile a tutta la comunità. Ecco perché assistere ad un concerto dei Cumededè è una esperienza vitale e salvifica. Si pensa, ci si diverte e ci si libera dai pensieri negativi. I brani scelti appartengono ad una tradizione popolare che pesca nell’America Latina, in Calabria, nei bassifondi delle metropoli brasiliane, nel Cile dilaniato dalla dittatura fascista di Pinochet, nei canti di lotta e amore delle contadine calabresi fino ad arrivare ad alcuni classici della tradizione jazzistica statunitense del Novecento. Un repertorio pensato insieme dai componenti del gruppo, vagliato tra molte proposte e mille prove nei lunghi inverni di lezione. Brani che difficilmente si ascoltano in altri concerti di esperienze analoghe.

Brani di denuncia ritmati su tamburelli che sanno di lotta e che ricordano le marce dei Sem terra dell’America latina così come le ribellioni delle mondine piemontesi e dei lavoratori del sud della Calabria e di Portella della Ginestra. El Pueblo unido supera qualsiasi appartenenza politica e diventa una canzone di rivendicazione collettiva in questo momento di forte disorientamento politico e sociale così come Riturnella assume le sembianze di un inno alla propria identità e alla propria appartenenza. Negli arrangiamenti si sente molto la mano e il vissuto musicale di Checco Pallone, le sonorità mediterranee e popolari che hanno fatto la storia dei Dedalus rivivono senza mai essere ripetitivi nei brani dei Cumededè. Si azzarda anche una versione di Bella Ciao swingata che fa storcere il naso a qualcuno ma da Checco Pallone si può accettare anche questa divagazione stilistica vista la sua lunga militanza sociale e politica. Molti lo ricorderanno animare con entusiasmo le prime edizioni di Fiera In Mensa, marciare per le strade cittadine contro le guerre in Kosovo, Afghanistan e Iraq e suonare con i Dedalus davanti a 100mila persone nella indimenticabile manifestazione del novembre 2002 in difesa dei compagni arrestati per la vicenda del Sud Ribelle. Una militanza e una sensibilità che si incrocia con quella di tutti gli altri componenti del gruppo; una sintonia musicale con l’inseparabile amico Piero Gallina anch’egli impregnato di grandi musicalità che affondano nella più antica tradizione di questa terra, prova ne è la comparsa durante i concerti della lira calabrese, strumento che crea ponti e collegamenti con l’altra parte del mediterraneo, con la Grecia.

Il resto del gruppo offre voci femminili davvero uniche e intense, alcune meriterebbero di essere ascoltate da discografici di grosse major, capaci di spaziare dal New Jersey alle montagne calabresi anche qui quasi a creare un ponte, un ideale tragitto sonoro per farci comprendere che siamo tutti figli di questa Terra e forse solo la musica, l’arte e la solidarietà ci salveranno!

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Il collettivo Mmasciata è un movimento di cultura giovanile nato nel 2002 in #Calabria. Si occupa di mediattivismo: LA NOSTRA VITA E' LA NOTIZIA PIU' IMPORTANTE.

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