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Backstage | La paura di Cesare Basile

Francesca Pignataro
Francesca Pignataro
Marzo20/ 2017

Chi è Cesare Basile? È un cantautore siciliano, ma dire cosa fa per vivere non esaurisce la domanda. Cesare Basile è un uomo di 53 anni, contento di aver ancora voglia di suonare (sta portando in giro per l’Italia il suo nuovo disco “U fujutu su nesci chi fa?”) e che cerca di permettersi e di meritarsi la libertà di cui parla, ma è soprattutto un uomo che prova a non farsi vincere dalla paura, anzi in un certo senso che prova a tenersela amica. Se la paura incute timore ai più, Basile ammette spudoratamente di esserne figlio, proprio come lo è la sua musica. È un uomo consapevole di esser parte di un’umanità imperfetta e proprio per questo non ha paura di commettere errori, li considera anzi fondamentali perché «se contempli l’errore, contempli anche la riuscita».

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Cesare Basile è un anarchico dai trascorsi piuttosto bizzarri. Si è avvicinato all’anarchismo grazie a Cristo, portatore di un potente pensiero sovversivo. Un anarchico che ha trovato nutrimento nelle letture di autori come Fedor Dostoevskij, Lev Tolstoj o Erich Mühsam, per esempio. Un anarchico che ha trasformato quella che era una fascinazione culturale in un’adesione reale al movimento solo in seguito all’occupazione del teatro Coppola di Catania. È un anarchico che vuole abbattere il principio di autorità dentro se stesso, prima che nella società, la quale genera però un insieme di regole da combattere e da cui emanciparsi.

Alla fine di uno dei sui riusciti concerti dimostra slancio di onestà intellettuale e ai nostri microfoni invisibili ammette: «Io sono un borghese, sono di estrazione borghese, ho frequentato una scuola borghese, sono in qualche modo frutto della cultura borghese, ma cerco di liberarmi dal linguaggio della borghesia, che ti resta attaccato addosso e cerco di assumere uno sguardo libero rispetto all’abitudine sociale da cui provengo, ma il mio è un tentativo. Mi sento uno che fa esperimenti in un perpetuo laboratorio in cui cerco le parole per raccontare ciò che vedo».

Cesare Basile è un uomo che nel 1990 si trasferì a Berlino est, in pieno periodo di riunificazione ed ebbe modo di trasformare quell’epoca evento storico in cui tutto sembrava possibile in un significativo capitolo di vita personale. Mentre un movimento di tedeschi dell’est invece di subire passivamente la riunificazione, cercava delle alternative al socialismo autoritario, mantenendo però in vita la Germania dei due corpi separati, Basile maturò il profondo convincimento secondo il quale era possibile provare a trovare un modo nuovo per agire e per reagire. Dal periodo berlinese qualcosa è cambiato: «All’inizio ero convinto di avere delle idee perentorie, ma crescendo ho scoperto che non mi interessano le risposte. Per me oggi la cosa importante non è avere delle risposte, ma porsi delle domande. Non è tanto la soluzione ad interessarmi, ma avere la coscienza del problema e porre le domande giuste».

Cesare Basile è un bibliofilo che compra e porta con sé libri in modo compulsivo e che considera la cultura come strumento attraverso il quale creare pensiero critico e non come mezzo per radicarsi nelle proprie convinzioni, costruite spesso per comodità e che rischiano di diventare autoritarie, fino ad assumere le sembianze di vere e proprie ossessioni. Cesare Basile è un uomo che spera di continuare a scrivere e che è felice di rappresentare una nicchia, perché «chi viene ai miei concerti ha una disponibilità all’ascolto e alla fine sa di aver ascoltato qualcosa e non di aver partecipato ad un aperitivo” e non ha importanza che il suo pubblico non capisca il siciliano, “credo che attraverso la lingua che sto usando riesco a trasmettere lo spirito che mi ha guidato a comporre un disco in un modo e non in un altro. Per anni ho cercato un modo di fare il blues come facevano i neri e poi mi sono reso conto che avrei avuto lo stesso risultato usando, come hanno fatto loro, la mia cultura più antica, che è proprio quella siciliana».

Francesca Pignataro
Francesca Pignataro

20enne tutta ansia che oscilla tra il caos e la precisione maniacale. Scribacchio, o almeno ci provo, per rabbia o per gioia. Se armata di taccuino e penna sembro poco seria e non è solo un'impressione, ma sto provando a migliorare.

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