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L’INESPRESSO | Lo Stoccarda a Cosenza sull’orlo di una crisi di nervi

mmasciata
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Maggio26/ 2016

di Ettore De Franco e Matteo Dalena

Il 1986 si aprì con l’uscita di “It” di Stephen King. Al pari di Derry, la cittadina del Maine in cui il romanzo horror è ambientato, Cosenza si sforzava di coprire il proprio lato più oscuro e decadente con una patina d’irridente spensieratezza. Eppure le fonti giornalistiche parlano di una città sull’orlo di una crisi di nervi.

La locandina di "It", capolavoro dell'horror
La locandina di “It”, capolavoro dell’horror

Gli ospedali cittadini dell’Annunziata e del Mariano Santo venivano scossi dagli scioperi del personale; la motorizzazione civile, che oggi giace esiliata lungo la SS. 107, vedeva i propri immobili di Via Popilia occupati dai dipendenti; l’erogazione dell’acqua funzionava con un’intermittenza desolante per un centro urbano situato ai piedi di due catene montuose. Il benessere dell’azienda di trasporto pubblico urbano, l’Atac, era minacciato dal fatto che solo un passeggero su due pagasse il biglietto, mentre le Ferrovie della Calabria registravano un preoccupante decremento dei viaggiatori. I bar del capoluogo di provincia si cimentavano in esercizi di disobbedienza civile mantenendo il costo della tazzina di caffè a 500 lire nonostante il nuovo listino dei pubblici esercizi stabiliva che un espresso dovesse costarne 600. La scena internazionale era egemonizzata dalla lotta al terrorismo arabo (Reagan minacciava azioni belliche contro la Libia e l’Europa decideva di concertare all’Aja una strategia comune contro la minaccia islamista). Un quadro, in fin dei conti, non molto diverso da quello attuale: allora come oggi, le produzioni televisive s’incentravano sul fenomeno-mafia (La Piovra 2 usciva proprio nell’86) mentre adesso sono Gomorra e la camorra a far da padrone.

Piena confusione anche in casa Cosenza Calcio, con una rosa scossa dai “casi d’insubordinazione” di Morra e Petrella e una parte della tifoseria che diceva di “sentirsi ridicola davanti a tutti i gruppi di tifosi le cui squadre si trovano sopra di noi in classifica”. La terza serie nazionale non regalava particolari entusiasmi e la pattuglia di giovani di belle speranze messa su dal direttore sportivo Roberto Ranzani, compreso l’inesperto coach Montefusco, stentavano a imboccare l’andazzo che soltanto un anno e mezzo dopo, con innesti mirati, li avrebbe portati al miracolo della B. Ma sul fronte societario il presidente Parise si barcamenava ancora nella ricerca di soci e, dunque, liquidità per garantire alla truppa rossoblù un’esistenza meno travagliata.

2 - Copia

Una fascinosa rassegna di amichevoli internazionali da disputare dinanzi al pubblico amico del San Vito venne propinata alla stampa come panacea di tutti i mali. Entusiasmo, pienone e casse traboccanti: la “ricetta” passava dalla scelta oculata di avversari internazionalmente riconosciuti ma, soprattutto, disponibili a esibirsi in terra calabra in pieno gennaio. Ranzani alla fine strappò il “sì” di due squadre blasonate e di tutto rispetto, in pausa nei rispettivi campionati. La prima scelta cadde sullo Stoccarda guidato dal croato plurititolato Otto Barić che decise di far svernare i propri ragazzi, saldamente assestati al quinto posto della 1. Fußball-Bundesliga, in una tournée nei teporosi lidi del sud Italia, quali Castellammare di Stabia e, appunto, Cosenza.

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Il portierone Gigi Simoni in una mitica formazione del Cosenza

Ma quel quindici gennaio ottantasei, i tedeschi trovarono a Cosenza un clima polare. Dinanzi a millecinquecento spettatori strafatti di Caffè Borghetti andò in scena il personalissimo show del baby portiere rossoblù Gigi Simoni, titolare dal primo minuto per via dell’infortunio occorso all’attempato Delli Pizzi. Per mezz’ora buona Simoni riuscì a neutralizzare le bordate dei vari Foerster, Allgoewer, Pasic ma soprattutto di un giovanissimo Jurgen Klinsmann. Terreno di conquista per lui il San Vito: vestito del nerazzurro Internazionale, tre anni dopo, in un match di Coppa Italia, scaricherà alle spalle dell’incolpevole Di Leo il due a zero definitivo al secondo supplementare guadagnandosi, a firma Santi Trimboli, l’appellativo di “ira di Dio”. Ma quella sera Jurgen aveva le polveri bagnate e nonostante il rocambolesco 2-6 finale per effetto delle reti di Mueller, Petrella, Allgoewer, Tivelli, Buchwald, Foerster, Buchwald e Pasic, il vero protagonista fu Gigi Simoni che ipnotizzando anche Zietsch su calcio di rigore, diede un senso a un match che la stampa definì «inutile dispendio di soldi ed energie».

Un match per pochi intimi, insomma, costato alla società di Parise un passivo di dieci milioni di lire, “neanche si trattasse di Coppa dei Campioni”. Ma dietro l’angolo attendeva sornione Mircea Lucescu. Nel tascone del suo pesante paletot verdastro stringeva in pugno un contratto già firmato per far scorazzare i “cani rossi” della società polisportiva di Bucarest, la titolata Dinamo, sul pesante terreno di gioco di una città sull’orlo di una crisi di nervi.

…continua….

 

 

Per approfondire:

Archivio storico Gazzetta del Sud (Cronaca di Cosenza), edizioni del 14, 15 e 16 gennaio 1986.

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Il collettivo Mmasciata è un movimento di cultura giovanile nato nel 2002 in #Calabria. Si occupa di mediattivismo: LA NOSTRA VITA E' LA NOTIZIA PIU' IMPORTANTE.

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