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Bastardo di un Froome

Ettore De Franco
Ettore De Franco
Dicembre28/ 2017

Con la notizia della positività di Chris Froome ai controlli antidoping tenuti in occasione dell’ultima Vuelta siamo stati spettatori di un evento clamoroso ma preventivabile. La confermata squalifica del corridore keniano, vincitore di un consistente numero di tappe e classifiche finali in alcune delle più importanti competizioni ciclistiche
contemporanee, sarebbe il terremoto perfetto, il big one dello sport a pedali degli anni ‘10 del XXI secolo.

Tuttavia l’alfiere della Sky meritava di essere squalificato da molto tempo e
non per questioni relative all’alterazione illecita delle proprie prestazioni sportive; il doping che Froome ha la colpa di avere diffuso nel ciclismo consiste nel suo modo di pianificare la stagione, nella sua volontà di annullare l’epica delle due ruote sottomettendola alle ragioni
del turbo-capitalismo, nell’accettare di partecipare al Giro d’Italia solo perché creato su misura per le sue caratteristiche.

Froome incarna la figura dell’eroe malvagio e spietato, lo fa talmente bene che neanche l’essere stato costretto a percorrere un tratto dell’ostico Mont
Ventoux a piedi è riuscito a generare benevolenza attorno alla sua figura. Eppure le appassionate e gli appassionati del ciclismo sono inclini al perdono, a riconoscere i meriti extra sportivi delle atlete e degli atleti, a perdonare loro i peccati veniali e quelli mortali. Ma
Chris è sempre stato un soggetto estraneo all’immaginario del ciclismo, come una massa di cui non si riesce a capire la natura che preme sui tessuti e gli organi di un corpo.

Forse solo ora abbiamo cominciato ad avere contezza della natura maligna del fenomeno-Froome e risulta ironico che lo abbiamo fatto perché, questo eroe del ciclismo iper-razionale ed ostaggio delle
dinamiche del mercato, sia stato beccato a doparsi, a suo dire, per porre rimedio ad un problema di asma, come fosse un Ernesto Che Guevara qualsiasi.
In ogni caso Chris Froome, nato a Nairobi, è vittima e non carnefice. Durante gli anni passati è stato il cavallo di Troia con cui un pool di cervelli ha colonizzato il ciclismo volendolo
rendere simile al calcio e per questo ha vissuto in prima persona l’umiliazione
dell’indifferenza di gente come i ciclotossici che normalmente si affezionano per pochissimo;
mentre nella questione doping lo spilungone anglo-keniota è semplicemente vittima collaterale della volontà degli Dèi del ciclismo che, incastrando Froome, hanno voluto punire la tracotanza degli organizzatori del Giro d’Italia che, pur di portare in Rosa la stella del ciclismo globale, hanno accettato i denari di un governo che da decenni uccide le genti della Palestina.

Ettore De Franco
Ettore De Franco

Terzino destro limitato tecnicamente ma in grado di chiudere le diagonali. Avviato alla scrittura dal Nonno che gli chiedeva di cercare sul vocabolario le parole risolutive dei suoi cruciverba. Rosso e blu ma più rosso che blu. Ambasciatore bruzio presso il nord della Penisola iberica ed in tutti e due fronti della Guerra delle Malvine/Falklands, attualmente in riposo, da tutto.

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