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Sognando Luca Palmiero

Francesco Veltri
Francesco Veltri
Luglio22/ 2019

Stanotte ho sognato Palmiero. Sì, proprio lui, Luca Palmiero. Avrei potuto sognare chiunque, qualunque cosa di sicuramente migliore, importante e più vicina a me. Anche perché di solito non sogno a occhi chiusi, o almeno i sogni incoscienti, quando arrivano, poi non li ricordo. E invece niente da fare, Luca Palmiero mi è apparso in sogno. Aveva il suo solito ciuffo vagamente biondo sulla fronte, un pallone bianco tra i piedi e sul petto la maglia del Pescara. Quella a strisce verticali biancazzurra. Gli ho chiesto perché stavo sognando proprio lui e non mia madre per esempio. E lui, invece di rispondermi, ha iniziato a palleggiare. Uno, due, tre, quattro palleggi, con un solo piede, il destro, e poi pure col sinistro.

Vuoi un applauso?

Gli ho chiesto.
Nessuna risposta.

Scusami, potrei sapere perché ti sto sognando?

Gli ho domandato ancora.

Sì, sei un bravo calciatore e avrei voluto che rimanessi a Cosenza, ma da qui a regalarti uno dei miei rarissimi sogni ce ne passa, o no?
E lui niente, ha proseguito a far volare la palla in aria. Il giusto, senza un attimo di incertezza.
E allora, a quel punto, ho smesso di parlare. Mi sono seduto a terra con le gambe incrociate e ho iniziato a guardare con più attenzione la sua muta e inutile esibizione. In silenzio, senza più domande, senza più perché. Dopo un mucchio di tempo, però, si è fermato. Sulla fronte il suo ciuffo non aveva un goccio di sudore, il pallone era sempre bianco, ma la sua maglia, improvvisamente, non aveva più i colori di prima. Le linee erano sempre verticali, ma non più biancazzurre. Ora la sua maglia era rossoblu. E lui, Luca Palmiero da Mugnano di Napoli, piangeva.
A quel punto mi sono alzato di nuovo in piedi. L’ho fissato a lungo negli occhi, credo di aver abbozzato un sorriso di circostanza e poi, un po’ infastidito, gli ho detto:

Se volevi tornare a Cosenza, potevi farlo, come ha fatto quel pazzo di Tutino. A che serve farlo solo in sogno? Se già ti manchiamo, torna, visto che tu puoi farlo. Altrimenti lascia perdere i miei sogni, che già sono pochi e sgangherati per conto loro. Troppo facile così. E anche inutile. I miei sogni lasciali liberi Palmiè. Lasciali a chi non può tornare davvero.
E mi sono svegliato.

Francesco Veltri
Francesco Veltri

Guaribile romantico del giornalismo calabrese. Scrive per non dimenticare e si ostina a osservare l'inosservabile. Ha lavorato con alterne sfortune nelle redazioni della Provincia cosentina, di Cosenza Sport, di Cronaca della Calabria, di Calabria Ora e dell’Ora della Calabria. Per Diarkos ha scritto "Il Mediano di Mathausen"

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