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30 anni fa campioni del Mondo

admin
Luglio12/ 2012

campioni del mondo 82

Da Cadoinpiedi.it

Trent’anni fa mai più prigionieri del sogno. “Campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo” urla al mondo tricolore pallonaro quel Nando Martellini oggi rimpianto a sentire le telecronache a due voci inconcludenti e senza pathos. C’era fame di vittoria nello sport nazionale. I vecchi ricordavano i mondiali del fascismo. Per i giovani del boom erano state dure sconfitte. La Corea e gli abatini del 1966, le illusioni di Italia-Germania 4-3, piegati dal Brasile stellare di Pelè, l’azzurro tenebra del 1974, la tanguedia argentina che ci fa sconfiggere i padroni di casa ma che ci ferma ad un quarto posto preparatorio prima di quel Mundial spagnolo.

Inizia male la preparazione delle amichevoli, non migliora per niente nel girone del primo turno. Tutti contro Bearzot e le scelte agonistiche e tecniche compiute. Sarà silenzio stampa. Parla solo Zoff, friulano come il “vecio” commissario tecnico che ha metodo e costanza.

Al girone di ferro l’Italietta da Enrico Toti si trasforma in invincibile armata. Il giovane Maradona tallonato da Claudio Gentile non fa paura e l’Argentina è al tappeto. La partita chiave è con il Brasile di Falcao, Zico, Cerezo, Socrates e altri superman che toccano il pallone con la grazia dei ballerini. Gli basterebbe un pareggio ma la loro indole è giocare per vincere, non calcolando il rischio perderanno. Un ragazzo dal nome italianissmo, Paolo Rossi e il vizio delle scommesse, a quel tempo clandestine e proibite, diventa con i suoi compagni il simbolo di un mutamento sociologico e forse politico.

Tutti salgono sul carro dei vincitori. Giuan Lüis Brera, principe letterato dei cronisti di calcio, strenuo critico delle scelte di Bearzot è costretto a pagar pegno. E fu così che Gianbrerafucarlo dopo quella partita a Barcellona indossa il saio dei flagellanti. Paolo Rossi è già Pablito e gli azzurri diventati marziani fanno saltare il cuore del gran lombardo che capisce che non può pigiare troppo sui pistoni della tromba della vittoria e allora non gli resta altro da fare che chiedere scusa al lettore per la tanto errata previsione.

Il Paese è in delirio. Giovanni Spadolini, primo presidente del Consiglio laico della storia repubblicana, ignorante di calcio, si affaccia al balcone di Palazzo Chigi per salutare la folla festante. Bettino Craxi, perde l’occasione e non riesce ad incrociare il centenario dell’amato Garibaldi con gli azzurri. Alla vittoria in semifinale con la Polonia, centinaia di giovani romani si riversano in viale della Conciliazione esponendo poster di donne nude e mandando a quel paese il Papa e la Madonna polacca.

Alla vigilia della finale con la Germania, un pensoso Valentino Parlato sul Manifesto si chiede se Pasolini avrebbe mai amato quell’inedito bagno di folla poco impegnata, beccandosi l’indomani la replica eretica di un giovane Mauro Paissan che difendeva la nascente passione di massa titolando il suo articolo: “Che colpa c’è nel gioire per la vittoria in campo? E’ come vedere un bel film” come ha ben documentato Alias domenica scorsa.

Era qualcosa in piu’ di un bel film. L’urlo di Tardelli e l’esultanza di Pertini al Bernabeu, L’inatteso esordiente Bergomi nella mischia erano il trattino d’unione tra antico e contemporaneo che santificano il genio italico. Una festa popolare corale che metteva insieme i sogni finiti degli anni Settanta e la grande festa effimera degli anni Ottanta si consumava per le strade di ogni contrada.

Un mese prima Firenze aveva chiuso le porta al concerto dei Rolling Stones. A Torino poche ore prima della finale Mick Jagger indossava la maglia azzurra e vaticinava il 3-1 contro i panzer tedesco. Iniziava anche una grande stagione di concerti dopo il lunghissimo inverno delle contestazioni. Calcio e rock diventavano rito di massa. La memoria collettiva diventava incancellabile: “Campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo”. Ritorneremo ad esserlo nel secolo appresso ma nulla sarà come allora. Una pietra miliare del nostro essere italiani.

Paride Leporace

 

L’articolo completo a questo link:

http://www.cadoinpiedi.it/2012/07/11/trentanni_fa_litalia_di_pablito_e_di_pertini.html#anchor

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