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IL CENTENARIO | Luigi Settino, l’eroe della Grande Guerra

Matteo Dalena
Matteo Dalena
Marzo04/ 2015

di Matteo Dalena

«Noi siamo figli dell’amore ma io sarò figlio anche della patria». Lettere dal fronte orientale della “Grande Guerra”, un secolo dopo. Baionetta inastata e pennino a tracciare pensieri, colmando distanze.  È l’aprile del 1917 e il soldato ventenne Luigi Settino di San Pietro in Guarano, vicino Cosenza, scrive all’amata e promessa Amalia nel trambusto del quinto campo sull’Isonzo, trentesimo reggimento di fanteria: «Amor mio le parole non valgono a manifestare la mia gioia. Il nostro amore sarà opportuno, sebbene noi siamo promessi da circa dieci mesi e credo d’essere eternamente». Nemmeno un mese e il giovane troverà la morte tra il fuoco e la polvere sulle prime alture del Carso. Una strada, una caserma o una scuola, con un’intera comunità che ancora oggi, conosce e scandisce il suo nome, marchio indelebile per una tiritera appresa, amata e scandita sin dall’infanzia, ma sono in tanti ad aver dimenticato. Beato il popolo che non ha bisogno di ricordare gli eroi. Semplicemente dei «simboli» – come li definisce Antonio Settino, nipote del caduto e custode insieme ad altri della memoria familiare – ai quali è utile richiamarsi in tempi di smarrimento presente.

luigi settino
Il convegno di studi dedicato a Luigi Settino, medaglia d’oro al valore militare

ORO DI CALABRIA Nel 1917 sull’altopiano è guerra totale, frontale e di massa. Difficile nascondersi: nemica delle trincee, la pietra non permette riparo. Eccetto piccole caverne, anfratti naturali che si aprivano nella roccia bruna. Il nemico lo guardavi dritto negli occhi. Torme di giovani villici, tante Italie ma una sola Italia, diventati troppo presto minuscole pedine sul grande scacchiere di Cadorna. Undici battaglie, 500mila soldati italiani e 300mila austro-ungarici, balzati poi alla fine dell’estate rispettivamente a 2 milioni e 1 milione. Con la decima, combattuta dal 12 maggio al 5 giugno, l’esercito italiano si fa largo nel vallone del Carso, Oppacchiasella e Dosso del Faiti, quest’ultimo avamposto tattico e strategico sulla lunga via per Trieste. La notte del 14 maggio una pioggia di fuoco cade sulle linee italiane, costringendole ad arretrare. In poche ore 15mila morti e 40mila feriti. Luigi Settino perde la vita eroicamente, i suoi ultimi attimi di vita, scolpiti nella memoria di un commilitone arrivano fino al re Vittorio Emanuele che motu proprio concede la medaglia d’oro al valore militare.

«Privato dell’uso delle gambe e delle braccia dallo scoppio di una granata che gli produceva anche una larga ferita alla faccia, incitava calorosamente i compagni contro il nemico al fine di respingerlo. Rifiutava ogni soccorso per non sottrarre soldati al combattimento. Respinto l’attacco non volle asportato dalla trincea chiedendo all’ufficiale di poter restare in linea contento di morire fra i suoi compagni per la grandezza del paese».

Luigi Settino Cartolina
L’ultima lettera inviata da Luigi Settino alla famiglia

INCHIOSTRO E TRINCEA «Caro padre ti scrivo per dirti che sto bene, lo stesso siete voi. Non scrivo tanto che sono molto stanco che ieri sera calai di nuovo e non mi sento tanto di scrivere». La “Grande Guerra” è fatta soprattutto di parole apprese in fretta, trascinate, grafie indecise e rozze ma estremamente necessarie: scrivere significava innanzitutto dar segno della propria presenza ma, allo stesso tempo, consentiva di staccare mentalmente dal cupo scenario di guerra, dalle trincee e dai bombardamenti, ricongiungendosi per pochi attimi al rassicurante microcosmo familiare. Due miliardi e 200mila lettere inviate dai combattenti all’interno del paese dal 1915 al 1918 la dicono lunga sulla mole di affetti, paure, sofferenze speranze. Come moderni “inviati dal fronte”, nonostante la censura annerisca sistematicamente riferimenti spaziali, non mancano di sottolineare gli aspetti più truci del conflitto, dando alito e materia a quel pezzo importante di memoria privata che si fa memoria sociale della guerra e dunque memoria storica. A Rende, all’interno di un noto hotel cittadino, una sala intera è traboccata di persone per il ricordo del giovane Luigi Settino, con un convegno di studi patrocinato dalle amministrazioni comunali di San Pietro in Guarano e Rende, organizzato dalle associazioni “Maria Cristina di Savoia” e “Ars Enotria”. Un giusto modo di onorare la memoria.

Matteo Dalena
Matteo Dalena

Storico con la passione per la poesia, imbrattacarte per spirito civile. Di resistenza.

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