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ATTENTATUNI | Borsellino ha fregato il mondo con 12 ore di anticipo

alfredo sprovieri
alfredo sprovieri
Luglio19/ 2012

Il sole comincia ad annunciare il giorno riflesso nello specchio d’acqua di Palermo. Paolo Borsellino ha fregato il mondo con due ore d’anticipo anche quella mattina. E’ domenica, si è imposto un giorno di riposo. Sono le cinque, la luce basta allo scrivere.

Gentilissima professoressa…

Inizia così la lettera del magistrato, scritta il 19 luglio del 1992 ad un liceo del Padovano. Risponde alle prime tre domande degli studenti, poi si ferma al punto numero “4)”. Rimane incompiuta come la vita che a alle 17 verrà fatta polvere in Via D’Amelio, sotto casa della madre. Chissà se pensava di poterla finire dopo la lettera, o se aveva maturato il pensiero che quello poteva essere l’ultimo giorno disponibile.

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Il giudice Paolo Borsellino con gli uomini della scorta

Il 4 maggio 1980 uccisero il Capitano Emanuele Basile ed il Comm. Chinnici volle che mi occupassi io dell’istruzione del relativo procedimento. Nel mio stesso ufficio frattanto era approdato, provenendo anche egli dal civile, il mio amico di infanzia Giovani Falcone e sin dall’ora capii che il mio lavoro doveva essere un altro. Avevo scelto di rimanere in Sicilia ed a questa scelta dovevo dare un senso. I nostri problemi erano quelli dei quali avevo preso ad occuparmi quasi casualmente, ma se amavo questa terra di essi dovevo esclusivamente occuparmi”.

Con queste parole spiega il suo primo incarico legato alla criminalità organizzata, la sua presa di coscienza che più tardi definirà colpevolmente tardiva, puntando il dito su un’intera generazione e sperando su quelle che la seguiranno.

Non ho più lasciato questo lavoro e da quel giorno mi occupo pressocché esclusivamente di criminalità mafiosa. E sono ottimista perché vedo che verso di essa i giovani, siciliani e no, hanno oggi una attenzione ben diversa da quella colpevole indifferenza che io mantenni sino ai quarantanni. Quando questi giovani saranno adulti avranno più forza di reagire di quanto io e la mia generazione ne abbiamo avuta”.

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Paolo Borsellino e Giovanni Falcone

Poi risponde ad un’altra domanda, spiega agli alunni la peculiarità di Cosa nostra rispetto al Sistema camorristico o alla Onorata società ’ndranghetista. E scrive questa frase:

“Usufruiscono inoltre in forma minore del “consenso” di cui Cosa Nostra si avvale per accreditarsi come istituzione alternativa allo Stato, che tuttavia con gli organi di questo tende a confondersi”.

Poi scrive “4)” e ferma la penna. Il resto è un foglio che resta bianco e una giornata che corre tragicamente verso la fine. A fargli da specchio che bacia la Conca d’oro, ma gli anni spesi per lo Stato, insieme a quelle parole che si fermano sul confondersi di Cosa nostra con gli organi di esso.

Paolo Borsellino quella mattina aveva fregato il mondo, con dodici ore di anticipo.

alfredo sprovieri
alfredo sprovieri

Nel 2002 ha fondato "Mmasciata". Poi un po' di tv e molta carta stampata. Più montano che mondano, per Mimesis edizioni ha scritto il libro inchiesta: "Joca, il Che dimenticato".

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