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NAPOLITANO | Re Giorgio e la Calabria, cronache di un rapporto difficile

Michele Presta
Michele Presta
Gennaio15/ 2015
Il presidente Napolitano accolto dal rettore Latorre
Il presidente Napolitano accolto dal rettore Latorre

Passerà alla storia e non potrebbe essere altrimenti. Giorgio Napolitano il presidente della Repubblica del doppio mandato, il primo della storia da quando la carta costituzionale è entrata in vigore. La Calabria e il Presidente Napolitano hanno condiviso pagine di storia politica importanti, soprattutto nel primo settennato, quando il Capo dello Stato mise la firma in calce ai disegni di legge firmati dai ministri del governo Berlusconi. La prima carica dello Stato volle informarsi di persona dello stato delle indagini sul delitto Fortugno, suscitando scalpore, e si recò nella nostra regione in visite mai banali. Nella sua prima e unica visita all’Università degli studi della Calabria per esempio, impattò contro l’Onda Calabra di studenti e ricercatori inferociti contro la riforma dell’istruzione firmata Maria Stella Gelmini. Era il 15 gennaio del 2009, la blindatissima UniCal, con in testa il suo rettore Giovanni Latorre, altro sovrano rinascimentale al suo secondo mandato, dava il benvenuto al capo dello Stato mentre un cordone delle forze dell’ordine respingeva centinaia di studenti protestanti. Inaugurazione dell’anno accademico e l’intitolazione dell’Aula Magna al fondatore Beniamino Andreatta, amico personale di Napolitano, avvennero alla presenza di alte cariche dello Stato e accesso vietato agli studenti. Il Capo dello Stato pronunciò queste parole:

Vorrei sottolineare due profili essenziali per la motivazione dell’omaggio che questa mattina gli rende l’Università della Calabria. Il primo è quello dell’esempio che più di ogni altro egli ha concorso a dare di come si possa far nascere, in condizioni ambientali difficili, una Università campione, una università di eccellenza per qualità culturale, per proiezione internazionale, per radicamento nella realtà regionale, per serietà degli studi e, anche, per capacità di autogoverno e di uso oculato delle risorse. Non si faccia dunque mai di tutte le erbe un fascio quando si parla criticamente di sistema universitario italiano; non si confonda, in particolare, il fenomeno deteriore, che purtroppo si è verificato, della prolificazione delle sedi, con la creazione della prima Università che abbia avuto la Calabria e con la quale si è colmata una penalizzazione storica di cui soffriva la regione: e la si è colmata nello spirito non di una concessione al localismo ma della dotazione di un Ateneo di avanguardia come fattore di avanzamento economico, sociale e culturale.Napolitano con Giana Andreatta ed il Rettore Latorre. L’altro profilo che motiva l’omaggio di questa mattina a Nino Andreatta è quello della passione di un uomo del Nord per il Mezzogiorno. Passione che faceva tutt’uno, direi, con il sentimento di un dovere nazionale. Il sentimento e la passione che spinsero dopo l’unità d’Italia Franchetti e Sonnino ad affiancarsi a Giustino Fortunato nelle analisi che fondarono il meridionalismo liberale, e che videro via via altri illuminati uomini del Nord impegnarsi in prima persona nell’azione per la rinascita del Mezzogiorno nei primi decenni del secolo scorso. In questo solco va collocata la figura di Nino Andreatta e va collocato il suo impegno in Calabria, per la fondazione dell’Università della Calabria nello spirito che ho ricordato. Non occorre dire quanto ci sarebbe bisogno che quella tradizione riprendesse vigore. Sarebbe una risposta eloquente a deleterie contrapposizioni tra Nord e Sud, a vecchie e nuove sordità verso le esigenze del Mezzogiorno, e anche a ogni forma di scoramento, di inerzia e di stanca gestione dell’esistente in queste stesse regioni. L’esperienza di questa università, per come venne pensata e varata da Nino Andreatta e per come è cresciuta in più di trenta anni, è motivo di fiducia per tutti noi.

Non incontrò gli studenti, ma dichiarò di essere con loro nelle  lotte, poi lasciò l’ateneo a bordo di una navetta accompagnato dal coro degli studenti che urlavano “vergogna” e “buffone”. Successivamente cinque studenti del movimento Onda Calabra furono denunciati per adunanza sediziosa e resistenza a pubblico ufficiale per quella manifestazione al campus militarizzato. Assolti con formula piena dopo il processo.

Nulla in confronto a cosa attendeva il presidente a Reggio Calabria un anno dopo. Una Fiat Marea rubata, con due fucili, due pistole, due ordigni rudimentali, una tanica di benzina e tre passamontagna è stata trovata in via Ravagnese Superiore a cento metri dall’aeroporto di Reggio Calabria. Battevano questo, con grande clamore mediatico, le agenzie di stampa del 21 gennaio 2010. Giorgio Napolitano era in visita sullo Stretto per un’iniziativa di Legalità dedicata al giudice Antonino Scopelliti. Il tre gennaio dello stesso anno ordigni artigianali furono fatti esplodere al tribunale della città. Un atto indimidatorio di matrice mafiosa e gli inquirenti non esitarono a cercare un nesso tra i due episodi. C’era grande tensione. Napolitano in occasione della sua visita aveva posto l’accento sulla necessità per la Calabria di assicurare “ordine e legalità nel mercato del lavoro” , con un palese riferimento palese alla “Rivolta di Rosarno”. Il finto attentato al capo dello Stato in occasione della giornata della legalità di Reggio Calabria si dimostrò invece essere qualcosa di ben diverso. Secondo gli inquirenti si trattò di un depistaggio, orchestrato da quella zona grigia di imprenditori, massoni e politici che volevano accreditarsi all’interno delle cosche del posto.

Acqua passata, ora che Giorgio Napolitano alla soglia dei novant’anni ha passato la mano. I suoi discorsi fatti in Calabria in occasione di queste due visite potrebbero essere ripresi, ripronunciati e nuovamente applauditi o contestati. Come se fosse la prima volta.

Dalla Calabria i presidenti passano, e i problemi restano.

Michele Presta
Michele Presta

Dei mitici anni 90 ho poco,anzi niente. Studio giurisprudenza. Rincorro notizie.Twitto in maniera compulsiva. Un pochino di carta stampata e tanto web. Mi incuriosiscono le etichette dei vini. Odio la macchina al punto che ascolto IsoRadio anche quando devo andare al bar a bere un caffè. TW@michelepresta

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