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25 APRILE | Sette sedie vuote sul palco della Resistenza (VIDEO)

Matteo Dalena
Matteo Dalena
Aprile25/ 2015

di Matteo Dalena


“Avevano nel cuore pochi libri, morirono tirando dadi d’amore nel silenzio”. Per il settantesimo anniversario della liberazione dal nazifascismo e come appuntamento di coda dell’intensa stagione teatrale, il “Centro Rat” del Teatro dell’Acquario di Cosenza sceglie la drammatizzazione della vicenda di vita dei sette fratelli Cervi, contadini antifascisti giustiziati al poligono di tiro di Reggio Emilia all’alba del 28 dicembre del 1943. In “Dopo un raccolto ne viene un altro. Omaggio ai fratelli Cervi” la regia di Antonello Antonante è pulita, asciutta, segue quasi pedissequamente l’impalcatura narrativa de I miei sette figli (prima stesura del 1955), che papà Cervi affidò alle cure di Renato Nicolai, arricchendola però con alcuni sprazzi di alta poesia commemorativa e militante: Ai fratelli Cervi, alla loro Italia di Salvatore Quasimodo interpretata dal maestro cosentino Franco Monaco; l’Epitaffio di Yannis Ritsos, uno dei più grandi poeti ellenici del ventesimo secolo, l’Internazionale nella versione degli Area e, infine, l’addio alla bella Lugano, interpretata da Milva, perché, spiega Antonante: “Mi sono divertito a immaginarmeli anarchici”.

l'epilogo dello spettacoloSette sedie e un mappamondo, una radio e un attaccapanni. La dotazione di scena affidata all’attrice Rossella Celati è essenziale, ricalco fedele di una dimora di contadini con i piedi ben piantati nella disarmonica terra reggiana ma con gli occhi sul mondo perché “il progresso tecnico lo si può fare se si guarda anche fuori dal campo, se si hanno gli occhi sul mondo”. Quell’umile microcosmo Rossella Celati se lo carica sulle spalle, vestendo e svestendo ora lo scialle fiorato di mamma Genoeffa Cocconi che racconta la storia dei propri figli (morirà di crepacuore poco dopo la loro esecuzione), ora solamente un egualitario panciotto ch’è cultura del lavoro, generosità, coraggio, infine il nero manto del lutto, spazio poetico del turbamento e, assieme, del rimpianto. I tre livelli così definiti sfumano verso un epilogo nel quale alcuni versi di Gianni Rodari accompagnano ciascuna carezza su ciascuna delle sette sedie vuote, in un solenne richiamo forte alla memoria o al mio popolo, a piantare nel cuore quei sette nomi, come sette eroi venati d’un umanesimo profondo, agricoltori d’avanguardia e antifascisti della prima ora.

Lo spettacolo, andato in scena ieri mattina in anteprima per le scuole e poi in serata, replicherà questa sera alle ore 20 e poi domenica alle 18.

Matteo Dalena
Matteo Dalena

Storico con la passione per la poesia, imbrattacarte per spirito civile. Di resistenza.

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