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Quel bel sorriso della Pussy Riot

admin
Agosto30/ 2012

di Gianmaria Tarasi

E alla fine le tre componenti delle Pussy Riot sono state condannate a due “soli” anni di prigione. A conclusione (non conclusa) di una vicenda che non è assimilabile a una semplice storia di giovani ribelli (di sessantottesca memoria) eternamente “contro” un sistema che non è propriamente corrispondente a quell’”erba voglio” che le vedrebbe come delle semplici giovani insoddisfatte.

La sentenza del 18 agosto, è arrivata dopo un breve(?) calvario durato cinque mesi, iniziato da quando, nel febbraio scorso, furono arrestate per aver inscenato un concerto rock lampo anti-Putin, in una importante cattedrale ortodossa di Mosca.

Il gruppo punk tutto in rosa, è composto da tre ragazze della nuova generazione di moscoviti. Essa è  una celebre espressione di quel chiacchierato mondo giovanile dei flash-mob, che condivide con loro l’irrefrenabile voglia di un Paese più libero, più democratico, più attento alle istanze del  nuovo mondo.

Il mondo della musica rock si è alzato, quasi all’unisono, in difesa delle punk rockers, attraverso le voci delle più significative star del pop internazionale. Madonna, che ha, nella sua lunga carriera, amato interpretare come loro il gusto per il richiamo dei simboli religiosi in un quadro rock-provocante; ma anche gli altrettanto autorevoli Paul McCartney e Sting si sono fatti sentire. Dimostrando che l’opinione pubblica internazionale giovanile può essere ben rappresentata contro una chiara violazione dei diritti fondamentali dell’individuo. Quegli acciaccati diritti umani i quali, nonostante i secoli che ci separano dalla sua dichiarazione (che  ormai dovrebbe essere considerata sacrale), sono tutt’altro che rispettati universalmente.

 

Che il regime di Putin sia, non da ora, chiaramente al di fuori della legalità, è risaputo. Che egli abbia, per come si è mosso, cercato di rafforzare il favore che ha, da parte della chiesa ortodossa, lo è altrettanto. Non era altrettanto scontata una condanna a due anni, visto che, magistratura russa, autorità religiosa e presidenza, avevano in coro chiesto la massima esemplarità nella punizione per le irriverenti ragazze.

Ma il clamore suscitato per uno scoperto processo politico ai danni di tre giovani ragazze, che riporta la Russia ai tempi della barbarie (almeno nel medioevo nelle dispute religiose un minimo di contraddittorio c’era!), ha spinto le parti nella direzione di una effimera marcia indietro: l’accusa, basata sulla motivazione del teppismo anti-religioso, aveva chiesto tre anni di reclusione per le giovani.

Tuttavia, quello che fa riflettere è proprio quel sorriso che abbiamo visto stampato sulla bocca della bella moscovita, dopo la lettura della sentenza. Il sorriso di chi, vivendo in un regime che di democratico ha ben poco o nulla, sa che, essendo finita in una galera russa (dopo l’esibizione incappucciata in una chiesa, cantando e chiedendo alla madonna di liberarle dal loro capo di stato),  meglio di così non poteva andare.

Per la giovane punk, può essere andata bene, ma per noi, che talvolta condividiamo con i moscoviti le manifestazioni flash-mob, come è andata?

Sappiamo che Putin è la massima espressione delle nuove classi dirigenti russe post-sovietiche. Le quali sono salite al potere in tempi che  paiono ormai così antichi che, sembra superfluo e datato dire che l’occidente abbia fatto poco per contrastarne i metodi adottati. Sebbene durante la vicenda, la voce americana ed europea si sia fatta sentire, essa tuttavia ci è sembrata fin troppo flebile (forse per nascondere un  malcelato velo di ipocrisia).

Quel sorriso, è un ironico suggerimento che richiama l’attenzione dei lettori in Italia sul fatto che  alcuni settori dell’apprezzabilissima cultura religiosa, che mai  vorremmo non ci fosse, e che, anzi incoraggiamo, perdono forse un po’ di vista il fatto che qui non era in gioco il rispetto religioso, ma ciò che dovrebbe essere scontato, cioè il rispetto dei diritti inalienabili delle persone.

Esso è oltretutto il diritto dei giovani, che quanto mai oggi deve farsi sentire, ad agire e lottare, anche con modi poco “ortodossi”, per costruirsi un futuro migliore, in cui i propri diritti non vengano così banalmente e non meno tristemente calpestati dalle autorità “legittime”. 

admin

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