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PODEMOS | Perché la Spagna ha votato per gli Indignati

marco panettieri
marco panettieri
Maggio29/ 2014

podemos

di Marco Panettieri

Un tonfo spettacolare, un botto che nemmeno nelle Fallas di Valencia. Il sistema bipolare che governava la Spagna da 30 anni è improvvisamente finito. Effettivamente non se ne poteva più. Il partito che governa con la maggioranza assoluta, i Populares di Rajoy, perde qualche milioncino di voti e si assesta al 26%. I principali contendenti, i Socialisti dell’anonimo Rubalcaba, non fanno meglio e arrivano al 23%, peggior risultato della storia. In tutto i due principali competitor di questi anni sommano 5 milioni di voti persi. Gli scandali di corruzione, il fallimento delle politiche occupazionali, i continui tagli allo stato sociale e le derive ultracattolico-franchiste hanno fatto in modo che il PP perdesse quasi la metà del suo elettorato, rimanendo comunque il partito più votato. La totale ignavia del PSOE e del suo leader, la complicitá nel creare una situazione economica insostenibile, la mancata opposizione ai dettami della Troika, e alcuni peccati di corruzione nei feudi storici andalusi hanno fatto crollare i socialisti, che solo 8 anni fa sembravano essere lì lì per creare un utopico stato di democrazia sociale affacciato sul Mediterraneo.

Ma a chi sono andati questi voti? La Spagna non vira a destra come molti Paesi europei e, sodale con i suoi compagni di sventura greci e portoghesi, decide che “no más recortes”, niente più decisioni a discapito delle classi deboli. La sinistra parlamentare, il partito di Izquierda Unida, arriva a un buon 10%, ma alla sua sinistra si aprono praterie, occupate da una galassia di partiti variegati di sinistra e ultrasinistra a cui si somma piattaforma per la democrazia sociale PODEMOS (“possiamo”), espressione politica del movimento degli Indignados che andava tanto di moda qualche tempo fa. Sembravano spariti, soprattutto dai media nazionali e internazionali, eppure la loro solidarietà e il loro attivismo hanno fatto molta presa sugli elettori, specialmente su quelli che in questi anni hanno perso molto se non tutto.

A Siviglia si vedono spesso vicino la cattedrale, per distribuire volantini e raccogliere fondi per le loro iniziative, mentre i turisti li guardano con un misto di ammirazione e sgomento. Oppure nei quartieri-dormitorio pieni di case invendute, mentre gli avvocati vicini al movimento difendono il diritto alla casa degli “okupas”, che in quegli alloggi ci sono entrati abusivamente in barba alle banche e ai mutui non restituiti. Sempre più spesso sono nei supermercati, chiedendo di contribuire al “banco de alimentos” al quale devono ricorrere sempre più famiglie in difficoltá. Anche se le azioni più spettacolari sono gli “escraches”, le azioni di protesta non violente nelle residenze dei politici e degli uomini d’affari, una festa con musica, graffiti e balli al grido di “sì, se puede!”.

Sommandoli tutti si arriva al 16%, a poca distanza dal PSOE. Clamoroso l’exploit di PODEMOS, messo su 4 mesi fa partendo dalle assemblee cittadine; la sua performance elettorale si attesta ad un significativo 8% grazie ad un programma fortmente anti-casta e basato su proposte di partecipazione attiva alla vita delle comunità. Qualche esempio: riduzione drastica dell’Iva per i beni di prima necessità,  aumento dell’imposta fino al 35%  per i beni di lusso, lotta senza quartiere all’evasione fiscale, moratoria dei debiti per le famiglie in difficoltà nel pagamento dei mutui, politiche di apertura verso le nuove immigrazioni dall’Africa, referendum per tutte le decisioni importanti.

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Pablo Iglesias Turrión, leader del partito movimentista Podèmos

Pablo Iglesias Turrión, il suo pacato leader poco più che 30enne, coda di cavallo alla Povia ma idee politiche opposte, fa impressione per la pacatezza con cui si difende dagli attacchi e per la fermezza con cui sostiene le idee della miriade di movimenti che hanno contribuito a creare questa realtà. D’altronde Iglesias è un professore di Scienze politiche, esperto in comunicazione politica. Sembrerebbe un Grillo più pacifico e con un Casaleggio in meno (o una fusione fra i due), o se preferite uno Tsipras più acerbo, meno costruito. Le tv di ultradestra lo hanno definito freak, “perroflauta” (punkabbestia) e perfino nazista. A proposito di nazisti, il partito Vox, di chiarissima ispirazione ultranazionalista e franchista, raccoglie le briciole; evidentemente per i nostalgici del regime il PP è già abbastanza. Anonimo anche il risultato dei centristi di Unión Progreso y Democracia, vanno verso l’estinzione.

Cosa succederà? Perché un Paese dove le manifestazioni contro il governo si sommano alle proteste indipendentiste catalane e basche, il contenitore variegato di PODEMOS sembra essere il microfono del malcontento generale, strizzando l’occhio a Syriza, ma la questione di fondo resta: “resisteranno o si frantumeranno?”. Raccogliere molti voti quando ci si presenta come un partito di protesta sembra essere abbastanza facile al giorno d’oggi, più complicato applicare i programmi alla politica reale; in questo come in molti altri avvenimenti politici, l’Italia si conferma un passo avanti rispetto a tutti.

marco panettieri
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Il nome lo eredità da Tardelli, non il fiato. Cervello in fuga in attesa di nuova ricollocazione geografica. Scrive in italiano perché non vuole dimenticare la sua seconda lingua nativa. Al dialetto ci pensano i parenti.

  • Ettore De Franco
    Ettore Rispondi
    10 anni ago

    Caro Marco,

    leggo il tuo articolo e ti confesso che concordo con la tua analisi riguardante la crisi di PP e PSOE ma divergo profondamente con l’identificazione che proponi tra Indignados e Podemos. E’ difficile definire il concetto di Indignads (ometto la o per evitare discriminazioni di genere), in quanto esso si sforza, a mio avviso vanamente, di agglomerare una moltitudinaria varietà di esperienze in alcuni casi anche difficilmente accomunabili tra di loro. Inoltre le profonde declinazioni localistiche che il ‘movimentismo’ iberico assume per questioni culturali, economiche e sociali rappresentano un ulteriore motivo di complicazione per l’equazione Indignads=Podemos. Detto ciò, dando per scontato che la rete di ‘Podemos’ è sicuramente composta da militanti che profondono immani sforzi per realizzare il loro sogno di eguaglianza sociale, io ritengo questa esperienza partitico-politica un mero tentativo di marketing per attrarre i voti dei sistenitori di una sinistra radicale (come si definirebbe nei salotti buoni) che continua a rappresentare un grande ed appetitoso bacino sul quale estendere la propria influenza in occasione delle tornate elettorali.
    Ultima considerazione su Pablo Iglesias; come ben saprai, questi è un giornalista che pontifica dalle colonne, e attraverso le televisioni, del quotidiano ‘Publico’ che rappresenta una esperienza editoriale sicuramente di sinistra che ospita editorialisti meritevoli e seri (David Torres, Vincenc Navarro) ma anche spaventapasseri con la coda di cavallo, proprio come Pablo Iglesias; insomma, a mio avviso, Podemos è un soggetto artificiale (nel senso che è stato progettato a tavolino) rappresentato a livello comunicativo da un Radical Chic come Iglesias, del quale si ricorda con clamore l’appasionata e astiosa arringa contro dei ‘Lumpen’ che tentarono di mandare a monte una sua iniziativa.

    Viva il lumpenproletariat abbasso Pablo Iglesias.

    Ettore.

  • marco panettieri
    marco panettieri Rispondi
    10 anni ago

    Ciao Ettore,

    Innanzitutto grazie per la tua analisi approfondita sui rapporti fra Indignad@s e Podemos, che arricchisce non poco l’articolo. Io ho un punto di vista dal di dentro della società spagnola, ma da totale novizio delle analisi politiche!
    Concordo assolutamente sul fatto che il movimentarismo spagnolo è cosí vasto e variegato che difficilmente può essere raggruppato in definizioni a tenuta stagna. A mio parere, In Spagna c’è il substrato per creare un forte partito di sinistra sullo stile di Syriza, ma ancora non si è arrivati nè a organizzare un partito similare nè a superare le differenze locali. Podemos ha raccolto circa la metà dei voti di protesta a sinistra del PSOE, senza contare che molti degli Indignad@s avranno destinato il loro voto a Izquierda Unida e molti altri si siano semplicemente astenuti.
    Dimostri di avere una conoscenza di Pablo Iglesias molto approfondita, io mi ero limitato a porre dei dubbi sulla sua iniziativa politica, che, a quanto pare, sta monopolizzando anche i dibattiti nei media tradizionali spagnoli. Per fare un paragone con altri partiti di “protesta” Iglesias sembra avere alcune caratteristiche in comune con gli ideologi del Movimento 5 Stelle. Che Podemos sia marketing o no, che sia più Syriza o più M5S si scoprirà a breve, quando Podemos sarà chiamato a confrontarsi con la politica reale.

    Continuiamo a vigilare!

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