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«DOLCENERA» | Perché l’alluvione in Calabria è sempre di Serie B

mmasciata
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Novembre02/ 2015

La Calabria si conferma ancora lo sfasciume pendulo sospeso fra i mari descritto da Giustino Fortunato nel 1904. Questa volta più di altre in ginocchio è finita la costa ionica reggina e la Piana di Gioia Tauro. Un week end nero, in cui si è registrata purtroppo una vittima a Taurianova e il crollo di arterie stradali e ferroviarie che hanno isolato diverse zone della Locride. Ancora una volta i torrenti non hanno retto, richiamando alla mente le mancate pulizie dei canali di scolo e il forte abusivismo edilizio che insiste sugli argini. Le bellissime fiumare di pietra che scendono dall’Aspromonte in queste ore mettono paura. In particolare le cronache riportano che il torrente Ferruzzano ha esondato vicino Brancaleone, spazzando via la statale 106 Ionica e la linea ferrata che in un tratto è rimasta sospesa nel vuoto, a metafora del tutto. Secondo gli esperti in 48 ore sono caduti su queste zone della regione 600mm di pioggia con i venti che hanno raggiunto anche gli 80 chilometri orari, l’allerta dovrebbe rientrare nel pomeriggio ma prima di domattina sarà difficile capire davvero se la fase acuta è passata.

Altro refrain che la nostra rubrica “Dolcenera” registra ogni volta che un’alluvione affligge la punta dello Stivale: l’emergenza maltempo in Calabria è avvertita dai grandi media nazionali come un’emergenza di Serie B. Nessun collegamento in diretta, nessun numero verde da lanciare, nessun appello o visita delle istituzioni. A onor del vero c’è da dire che fino alla chiusura delle edizioni, a tarda notte, la notizia del maltempo in Calabria apriva online la sezione cronache di tutti i principali media nazionali, in secondo piano solo rispetto alle elezioni in Turchia, notizia che ha aperto tutti i principali media del Mondo, e alla domenica di sport, questa invece usanza tutta italica. Meschino però, al netto di poche eccezioni, lo spazio riservato nei notiziari televisivi e nelle cronache della carta stampata, questo è sotto gli occhi di tutti.

Ma perché avviene? Al di là del vittimismo spesso consolatorio, è utile andare a capire quanto la Calabria è in grado, autonomamente, di produrre e consumare contenuti informativi. La risposta è: pochissimo. Sta nei dati di fatto e nei dati statistici. Partiamo dai secondi. Nel mercato dell’informazione è assodato che la Calabria è la zona d’Italia che legge di meno e che nel suo complesso produce dati di share microscopici, paragonabili a quelli di una qualsiasi zona urbana del Centro – Nord. Si tratta, fisicamente e non solo, di periferia dell’impero, e per quanto riguarda la produzione di contenuti non c’è nessuna redazione locale di un grande media nazionale, all’infuori della sede Rai di Cosenza e inviare in tempi utili alla cronaca un inviato o una troupe, o cercare di imbastire una diretta sul posto è un costo che può essere giustificato solo da un alto numero di vittime. Questo cinicamente valeva prima della più grande crisi che il settore abbia mai conosciuto, figuriamoci oggi. Oltre alla corrispondenze e ai dispacci di agenzia non si va. Sempre restando alla produzione di contenuti informativi, ci sono inoltre da registrare ritardi sui social media, che in questi anni in tutto il mondo hanno saputo accorciare le distanze comunicative fra le periferie e il centro. Per rendersene conto basta fare una ricerca dati sugli aggregatori di Twitter o Facebook (#Calabria #allertameteoCAL #AlluvioneCalabria). Anche sul disastro di ieri è difficilissimo rinvenire traccia significativa di informazione professionale dai media locali, dalle istituzioni, o dai cosiddetti influencer della Rete.  Il paragone con altri disastri analoghi, laddove si sono riusciti a realizzare anche dal basso infrastrutture comunicative che hanno salvato delle vite, è impietoso.

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Se la metà delle persone che oggi condividerà post virali sul doppiopesismo dei media l’avesse fatto ieri anche per veicolare informazioni utili nelle ore di alluvione, la notizia avrebbe tutto un altro peso. Si potrebbe dire insomma che l’argomento sui media interessa poco gli italiani perché interessa poco (o comunque male) i calabresi, che mai fra l’altro sono scesi in piazza per reclamare la messa in sicurezza del proprio territorio. Eppure – e con la rubrica «DOLCENERA» lo ribadiamo stancamente da anni anche lontano dalle emergenze di due giorni – si tratta della prima grande opera di cui questa terra continua ad aver bisogno, almeno da quando i meridionalisti del secolo scorso coniarono definizioni che le stanno ancora a pennello.

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Il collettivo Mmasciata è un movimento di cultura giovanile nato nel 2002 in #Calabria. Si occupa di mediattivismo: LA NOSTRA VITA E' LA NOTIZIA PIU' IMPORTANTE.

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