Precareide | storie vere dall’Italia che resiste.
Elegante sala da pranzo sulla Salaria, Roma. A tavola si parla del più e del meno, mentre si serve pasta ai broccoletti e arrosto con cous cous. I commensali scambiano battute, ricordi, progetti per le vacanze. La più classica delle serate conviviali, diremmo. C’è il vino, con parsimonia. Risate generose. Stoviglie d’argento e calici di cristallo. Una certa eleganza nelle mise delle signore, look sportivo ricercato per gli uomini. Una cena alto borghese tra ex giovani ormai cresciuti che non si prendono troppo sul serio. Della partita s’è già parlato, ma la politica mette tensione e si scaldano gli animi. C’è chi stava a sinistra e ora vota Grillo e chi dice di essere rimasto comunista nel Pd. Il più classico dei match. Se ne dicono di tutti i colori:
Siete la rovina dell’Italia.
Il Pd non dovrebbe parlare.
Siete anticamera dei fascismi.
Ancora c’avete D’Alema e parlate pure.
Vabbè. Argomento figli, che è meglio. Decisamente sembrano tutti più rilassati.
Il mio si sposa, auguri!
La mia invece si è riscritta all’università, Lettere.
La mia è disoccupata, fa la giornalista.
Ah! (con partecipato dolore).
I miei sono tre, due ventenni e uno trenta, laureati e disoccupati. Sì, hanno avuto qualche collaborazione, ma senza essere pagati.
No, non si porta più essere pagati, no è roba del secolo scorso (scherza). Così ho deciso che dopo l’estate propongo loro qualcosa di più pratico: che so, un corso per fare il gelato, o un altro per preparare la pizza, cose così. Pare che se ingrani si guadagna bene con queste attività.
Sì sì, vero.
Del resto, diciamocelo, bisogna capire che il mondo è cambiato e bisogna adeguarsi.
Una pizza con laurea, grazie.