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L’INTERVISTA | Charlie Hebdo: in Italia per sfottere la mafia

Carmen Baffi
Carmen Baffi
Aprile29/ 2016

È stata inaugurata al Museo del Fumetto di Cosenza la prima mostra italiana su Charlie Hebdo, il giornale satirico francese colpito dal devastante attacco terroristico del 7 gennaio 2015 costato la vita a 17 persone. La mostra è visitabile fino all’8 maggio ed è stata inaugurata un mese prima con un intero pomeriggio, quello di sabato 9 aprile, dedicato al tema della satira politica, con incontri molto partecipati con vari artisti e musicisti. Un omaggio alla libertà di espressione e all’informazione più che mai attuale che arriva da una città del Sud sempre più eretica.

L’informazione interessa ai cittadini solo se è libera“, ha affermato in apertura della mostra Paolo Butturini, membro della segreteria delle Federazione Nazionale della Stampa e convenuto alla presentazione del libro del compianto direttore di Charlie Hebdo Stéphane Charbonier, in arte Charb, dal titolo “Ridete, per Dio”.

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Per avere giornali indipendenti però servono i lettori“. Bisogna leggere, pretendere la verità su ciò che accade ogni giorno, perché i giudici di chi informa sono i cittadini. Ma allora perché sono sempre di più i casi di giornalisti che hanno paura di mettere nero su bianco quello che sanno? Che temono di andare oltre i limiti del conformismo e che quando lo fanno, si ritrovano costretti a spostarsi accompagnati da una scorta? Michele Inserra, oggi capo servizio del “Quotidiano del Sud” a Cosenza, presente in sala nella giornata di inaugurazione, ha spiegato che determinate informazioni sono scomode per chi ha troppo potere in mano e un giornalista in questo modo viene privato della libertà di “essere limpido nel raccontare i fatti senza omettere nomi e soprattutto cognomi” . Era sicuro Michele Inserra, perché certe cose le ha vissute in prima persona e non ha paura di dire (come ha già fatto il Procuratore di Reggio Calabria Cafiero De Rao alle trasmissione “Le Iene”) che “Stato e Chiesa sono il palcoscenico della ’ndrangheta“.

La libertà di informare chi legge sui fatti accaduti è ormai sempre più limitata, anche secondo le redattrici francesi di Charlie Hebdo Marika Bret e Cocó, presenti anche loro in una giornata che Cosenza farebbe bene a ricordare a lungo. E proprio loro ci fanno conoscere quelle che sono spesso le paure di chi, con una matita o una penna, deve raccontare.

cocò mafia

La vita di chi sta in una redazione è complicata, perché “se un giornale è finanziato da capi di banche allora il redattore non sarà mai libero di scrivere ciò che vuole, arrivando ad una censura implicita“, ha spiegato la Bret.

L’attentato del 7 Gennaio compiuto dai fratelli Kouachi, in cui morirono 12 persone, fra cui proprio Charb, ha avuto un impatto enorme sui cittadini francesi e non solo, perché era la prima volta che un gruppo di terroristi entrava nella redazione di un giornale facendo una carneficina, ma persone come Marika e Cocó sono la prova che dal peggio e dal terrore si possono ricavare cose migliori, come disegni che fanno sorridere, ma allo stesso tempo riflettere per cambiare attivamente ciò che non va.

Cocò, la disegnatrice che fu sequestrata e poi rilasciata dagli attentatori, ci racconta la sua esperienza subito dopo l’attentato: “Di fronte ad un attentato non bisogna mai mostrare tristezza, semmai cercare una risposta a quello che è successo attraverso il disegno, perché il compito di un redattore di stampa è quello di suscitare la voglia, l’impegno e la rabbia di chi guarda“, dice Cocò ai tanti appassionati giunti a sentirla.

Dimostrazione che non servono armi e morti innocenti per bloccare la libertà di pensiero anzi, “è l’attualità a fare i disegni” e a dar voce ai pensieri. Per questo Cocò armata di un pennarello non ha perso tempo, proprio in sala, per dimostrarlo, mettendo nero su bianco un disegno satirico contro quella mafia che ancora in troppi, fuori dalle porte dell’arte, non hanno il coraggio di prendere in giro.

 

Carmen Baffi
Carmen Baffi

Appassionata di lettura e scrittura, sognatrice e contemporaneamente pessimista cronica. Scriveva Leopardi: “Sono convinto che anche nell'ultimo istante della nostra vita abbiamo la possibilità di cambiare il nostro destino.” Poi è morto.

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