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IL TACCUINO | Perché il Cleto Festival è il nostro luogo

mmasciata
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Luglio30/ 2016

di Andrea Bevacqua

Se esistesse una parola alla base del Cleto Festival sarebbe di certo condivisione. Condivisione dal basso di esperienze, saperi, conoscenze, tradizioni in grado di coinvolgere un territorio, le strade e le piazze di un borgo solo apparentemente privo di vita. Il Cleto Festival ha raggiunto la sua sesta edizione, che quest’anno prenderà vita il 19 20 e 21 agosto. Dal 2011 l’associazione culturale La Piazza riesce a compiere senza ricevere volutamente un euro di finanziamento pubblico un vero e proprio miracolo culturale: tre giorni di dibattiti, aggregazione, solidarietà, musica, arte, teatro, cibo locale e dal mondo rigorosamente etico e solidale. Tutto nella splendida cornice di un posto magico, dimenticato forse dalle istituzioni, ma non da chi da piccolo ha sempre giocato nei vicoletti e nelle piazzette. Un luogo appeso sulle colline che dividono la valle del Savuto dal basso Tirreno cosentino.

I ragazzi de La Piazza sono ormai cresciuti nell’esperienza ma hanno dimostrato uno spirito intatto, raccontando l’edizione numero sei davanti ad un ottimo aperitivo a base di prodotti locali di Cleto all’Otra Vez fair cafè – Acquario Bistrot di Cosenza. Franco Roppo Valente e Ivan Arella dell’associazione La Piazza si sono alternati nella narrazione; questa edizione avrà come titolo principale nonché tema di discussione-filo conduttore dei vari dibattiti una parola: Luoghi. Un tema a cui gli organizzatori del Festival credono e tengono fortemente avendo da sempre scelto di discutere nei loro dibattiti di territorio, di impegno civico in Calabria, di futuro della nostra terra, di denuncia dei disastri ambientali. Subito torna alla mente a proposito l’affollatissimo dibattito di un anno fa con Claudio DionesalviFrancesco Cirillo  sul libro Calabria ti odio di quest’ultimo, cinquanta storie che narrano la nostra terra dai disastri ambientali delle nostre coste ai piccoli borghi ripopolati grazie all’arrivo dei migranti.

Gli organizzatori hanno trasmesso ai presenti tutto l’impegno che sta dietro l’organizzazione di un festival unico, diventato una specie di casa dove incontrarsi ogni anno per i tanti che non si ritrovano mai ai posti del potere. Il Cleto Festival si muove sull’idea di dare un senso ad un luogo, il luogo della memoria e nello stesso tempo del presente e del futuro, l’idea di non volersi arrendere all’idea di abbandono, di non abbassare la testa di fronte agli scempi di una classe politica in grado soltanto di finanziare mega eventi estivi che poco o nulla lasciano in termini di contenuti e crescita sul territorio. Il Cleto Festival è invece un cantiere dal basso, lavoro quotidiano di un anno, capacità di fare rete con il territorio, di cercare sintonie e condivisioni. Sì, perché il Cleto Festival, e si intuisce benissimo dalla parole di Franco e Ivan, non esisterebbe senza il senso di condivisione che lentamente si è instaurato tra i pochi abitanti del borgo antico e gli organizzatori; ciò significa che non si deturpa e depreda un centro storico per pochi giorni dimenticandosene nei mesi seguenti anzi, si condivide facendo diventare il festival un’idea collettiva, un momento di tutti: di chi ci abita e di chi arriva da fuori ad abitarci. Straordinaria infatti anche quest’anno la capacità di Cleto di ospitare i visitatori, grazie ai posti letto messi a disposizione dagli abitanti e ad un ampio spazio camping in pieno centro (qui le info).

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Il tentativo di proporre esperienze di socialità in grado vive durante tutto l’anno e nei tre giorni del festival danno modo di esprimersi ad una rete che ogni anno si allarga nel Cosentino e non solo. Per citare alcune realtà: La Guarimba Film Festival di Amantea, il Teatro della Maruca e Radio Barrio di Crotone, Il Filo di Sophia e Otra Vez di Cosenza e tanti tanti altri, anche la comunità di Mmasciata cercherà di fare la sua parte con tutti coloro che trovano un pezzo di strada da compiere insieme durante l’anno. Cleto diventa così un punto di incontro, crocevia di esperienze e collaborazioni: il nostro luogo.
Infine qualche anticipazione sul programma è approdata al Bistrot di via Galluppi con Dj Pas(c)quetta e Giuseppe Bornino del collettivo Il Filo di Sophia che hanno presentato in anteprima ciò che porteranno in scena nei palchi allestiti nel centro storico. Merita una piccola menzione l’opera inedita di Bornino dal titolo No Pasaran incentrata sul conflitto israelo-palestinese. Il programma tutto da leggere e da studiare con matite blu e rosse per sottolineare gli appuntamenti a cui si è più interessanti vedrà la presenza tra gli altri di Al The Coordinator il 19 agosto, de I Villa Zuk il 20 e di Peppe Voltarelli il 21. In mezzo tanta buona musica, tanto buon teatro, suggestive mostre fotografiche e tante riflessioni, tra queste sottolineiamo con un colore particolare la discussione a più voci su Idomeni dal titolo I’M NOTHING L’Europa nel fango di Idomeni a cura degli attivisti e free lance Dante Prato e Laura Danzi, che su Mmasciata hanno raccontato in presa diretta la loro esperienza nel campo profughi di cui tutto il mondo ha parlato.
A questo punto non rimane che incontrarsi a Cleto.

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Il collettivo Mmasciata è un movimento di cultura giovanile nato nel 2002 in #Calabria. Si occupa di mediattivismo: LA NOSTRA VITA E' LA NOTIZIA PIU' IMPORTANTE.

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