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NERO SU BIANCO | Cara libertà di stampa

Lidia Passarelli
Maggio03/ 2014

giornalismo_ambientale

di Lidia Passarelli

Questo non è un pezzo sulla libertà di stampa, anzi no… questo è un pezzo sulla libertà di stampa. La verità è che c’è poca chiarezza: cosa “è bene intendere” per libertà di stampa? Dato il dispotismo degli ultimi tempi, confesso di non averlo ancora capito. Credere e informare o cedere ed eseguire? Appigliarsi al romanticismo dell’articolo 21 della nostra Costituzione o piuttosto abbassarsi  a codici individuali di opinabile valenza?

Nessuna risposta. Scelgo di guardarmi intorno. Oggi è il 3 maggio e il mondo celebra il diritto alla libertà di stampa; sempre oggi, 3 maggio, la redazione de L’Ora della Calabria continua l’occupazione della propria sede dopo l’oscuramento del sito web della testata e il ritiro di tutte le attrezzature, nonché la liquidazione dei redattori. La loro colpa? Quella di avere avuto finalmente un direttore che si è opposto alla logica del “non detto” e che, interessato a dare l’informazione, non si è lasciato influenzare dalle pressioni ricevute dal proprio stampatore (assurdo finanche scriverlo) sulla pubblicazione dell’inchiesta giudiziaria sui reati di abuso di ufficio, falso ideologico e associazione a delinquere a carico del figlio di Tonino Gentile.

Ancora una volta quella che dovrebbe essere la normalità fa notizia, ed è forse questo ciò che più mi allontana dall’avere una risposta. Chi persegue la libertà di stampa s’inceppa insieme alle rotative del proprio giornale e chi, invece, si limita a decantarla senza mai conseguirla continua indisturbato nel proprio lavoro di (dis)informazione. Arrivati a questo punto, nella stampa, qual è la vera libertà? Essere liberi di scrivere o essere liberi di informare? Perché per quanto sottile, la differenza appare in verità sostanziale: non è infatti la quantità di buttate che riempiono un giornale a rivelarne il valore, ma è piuttosto la qualità delle persone che lo fanno, e non mi riferisco allo stile né tantomeno alla tematica trattata. Lo stile si affina e sul campo ci si perfeziona, in quanto all’integrità morale… beh, quella è tutt’altra storia. Te ne accorgi guardando il direttore Luciano Regolo difendere in prima linea una redazione che in fondo ha iniziato a dirigere da poco o più semplicemente ascoltando, durante il Festival internazionale del giornalismo, l’intervento del direttore del Guardian Alan Rusbridger, che sorridendo dichiara con semplicità disarmante di non essere disposto ad accettare l’ordine di non pubblicare le proprie notizie.

Alan Rusbridger direttore del giornale The Guardian
Alan Rusbridger direttore del giornale The Guardian

È con loro, e in loro, che rivedo il romanticismo di quello che per me continua ad essere il lavoro più bello del mondo. È con loro che tiro via dalla Libertà di stampa l’etichetta di utopia. È con loro che torno a rivederne i contorni. Ho finalmente la risposta alla mia domanda iniziale. Insieme ad Alan adesso sorrido anch’io

Lidia Passarelli

Caporedattore a Infonight e patologicamente affetta da curiosità cronica, vivo da sempre nell’ottavo giorno della settimana. Qui indisturbata, ad un passo dall’inizio ma anche dalla fine, scrivo la mia storia: costellazione di tracce lasciate dall’inchiostro dei racconti altrui.

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