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GRAMNA25 | Quando in Calabria sbarcò il primo centro sociale

mmasciata
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Gennaio25/ 2015

GRAMNA25 | Il 21 gennaio 1990 fu fondato il centro sociale Gramna di Cosenza, il primo autogestito della Calabria. Definitivamente chiuso a fine del decennio rappresentò un crocevia per le generazioni ribelli che venivano dall’onda lunga degli anni settanta. A 25 anni di distanza, Mmasciata.it ha riscoperto il velo sul grado di abbandono e degrado della “nave di Caricchio” (LEGGI), riaprendo il dibattito.

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di Claudio Dionesalvi*

Faceva freddo e le giornate cominciavano ad allungarsi, quando occupammo il cinema Italia.

Il cinema Italia di cosenza occupato agli albori degli anni '90
Il cinema Italia a Cosenza occupato agli albori dei ’90

Eravamo una trentina di persone. C’erano quelli di piazza Loreto, i più creativi e sognatori. C’era qualcuno sopravvissuto agli anni ottanta, assediato nella mentalità delirante del post comunismo apocalittico. E c’eravamo noi, la Nuova Guardia degli Ultrà Cosenza. La curva Sud non ci bastava più. La città ci stava stretta, la sentivamo soffocante, appiccicata sulla nostra pelle. Volevamo essere ultrà anche da lunedì a sabato. Occupare un edificio abbandonato, riempirlo di vita, ci sembrava l’unica possibilità che avevamo per capovolgere e ricostruire la grigia Cosenza in cui eravamo cresciuti.

In città, dal 1986 le varie bande della malavita avevano concordato una tregua, dopo la guerra durata sette lunghi anni. L’unico luogo di ritrovo per i giovani era piazza Kennedy. L’unico locale aperto dopo le 21 il Free Pub. L’unica energia viva pulsava dietro gli striscioni colorati degli Ultrà Cosenza. La mensa dei Poveri era la nostra sede. Piero e padre Fedele due inesauribili punti di riferimento. Per le strade si vedevano tre o quattro metallari, una manciata di dark, pochi punk ingialliti, qualche brutta imitazione. Brillavano Lugi e Ramon con la musica rap e i graffiti. I più odiosi nella scena giovanile erano i paninari con quei Raiban sempre in vista e lo zainetto Invicta. Perlopiù si trattava di figli di papà, ma anche i poveracci erano capaci di saltare i pasti pur di sfoggiare il Monclair e le Timberland. Sentivamo parlare della Ciroma che stava per nascere, però all’epoca era più un progetto che una radio. Nient’altro. Ah, sì, sulla scena musicale arrabbiata c’erano i Nerds In Acid. La loro voce, Giammarco, era già un poeta. In “Pizza life” cantava la maledizione di un’adolescenza sprecata in una città periferica. Ogni tanto urlava a squarciagola dal palco: “Centri Sociali Autogestitiiiiiiii”. Noi non sapevamo nemmeno bene cosa fossero. Però l’estate prima, in televisione, avevamo visto le immagini degli occupanti del Leoncavallo a Milano, che difendevano lo storico spazio a suon di molotov e sampietrini. La polizia li sgomberò. Loro rioccuparono. Fu una “chiamata alle armi” per tanti, in tutta Italia. Gli anni settanta erano lontani, mitici, irraggiungibili, ma il conflitto col potere si poteva ancora fare.

In pochi mesi la penisola si riempì di centri autogestiti. E noi volevamo far parte di quell’ondata rigeneratrice e ribelle. Il movimento studentesco della Pantera, nelle università, accese ulteriori speranze. Intanto il muro di Berlino cadeva e finalmente tramontava con esso il vecchio PCI che noi, nonostante la vicinanza ai suoi militanti locali, da sempre vedevamo come estraneo e nemico, perché aveva mandato intere generazioni di sognatori in galera, all’estero o al macello. A Cosenza circolava a singhiozzo una buona marijuana proveniente da Rovito, dal Vibonese, dal Tirreno e dalle zone intorno a Reggio. Niente a che vedere con la robaccia pressata, resinosa e compatta che si fuma oggi. Il fumo era raro. Le ragazze avevano il viso tondo e le sopracciglia folte. Ne trovavi in giro ancora persino qualcuna con le guance rosse. Portavano capelli cotonati, stivaloni e giubbotti gonfi. Per il resto, nonostante noi ci divertissimo come pazzi, l’aria intorno era irrespirabile.

Nel luglio ’88 io e Dinuzzo eravamo andati in Spagna. Al ritorno il treno ci sbarcò a Paola. Non avevamo più una lira e facemmo l’autostop. Per una giornata intera, nessuno ci diede un passaggio. Arrivati a casa, capimmo la ragione. Pochi giorni prima, bestie dalle sembianze umane avevano violentato e ucciso Roberta Lanzino. Il terrore si diffuse nelle coscienze di mamme e figli di questa terra. Nel novembre ’89 morì in circostanze misteriose Donato Bergamini, calciatore del Cosenza. Il sospetto diffuso che lo avessero ammazzato, rendeva l’atmosfera ancora più cupa. Nemmeno i miti potevano sentirsi al sicuro! Non riuscivamo a calpestare l’asfalto cosentino, senza avvertire un profondo moto di insoddisfazione. Ci vedevamo isolati, rassegnati come il vecchiume che ci circondava. Prendemmo in affitto un magazzino a Torre Alta per farne la nostra sede. Volevamo usarla come luogo d’incontro e preparazione di una possibile occupazione. Andammo in giro a fare il censimento degli stabili abbandonati. Ma una notte, a distanza di due settimane da quando l’avevamo aperta, qualcuno incendiò la nostra sede. Fu il punto di non ritorno. Chiamammo i pochi altri esseri pensanti rimasti in città e annunciammo che presto avremmo occupato.

Le riunioni preparatorie si svolsero nel magazzino di Pippo che è stato, e sarà per sempre, la persona più dolce e simpatica che sia vissuta a Cosenza nel ‘900. La mattina del 21 gennaio 1990, quando entrammo nel cinema Italia, all’interno trovammo un paio di derelitti impiegati di una cooperativa che una volta a settimana proiettava cartoni animati. In tutta Cosenza non c’era un solo bambino disposto a vedere quelle pellicole vecchie e malandate. Neanche gratis! I due impiegati erano lì, imboscati, dimenticati dal sindaco, da Dio, da tutti. “Buon giorno, dovete uscire, questo posto è abbandonato. Noi lo occupiamo per restituirlo alla città”. Quelli non si persero d’animo e provarono a metterci paura: “Guardate che chiamiamo la polizia…”. Alzammo la cornetta, gliela mettemmo in mano: “Prego, la chiami”. Quando arrivarono gli agenti digos, buttammo fuori pure loro. E iniziò la settimana più bella della nostra vita. Musica, ribellione, nottate, assemblee, protesta, video, nuove amicizie, volantinaggi! Insomma, un’altra vita. Poi lo sgombero, una nuova occupazione, sei mesi di manifestazioni, i processi, le condanne, l’assegnazione dell’ex Villaggio del Fanciullo a Caricchio.

Da allora il Gramna è morto e risorto diverse volte, finché un giorno, tanti anni dopo, ha deciso di sparire per sempre. Ma come tutte le navi fantasma, ogni tanto riemerge e solca il mare del nulla in cui anneghiamo ogni giorno. Il riflesso delle sue vele rosse rivive nella risata dei pazzi, nei lampi degli artisti, nella rabbia dei ribelli.

 

*Coessenza.org

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Il collettivo Mmasciata è un movimento di cultura giovanile nato nel 2002 in #Calabria. Si occupa di mediattivismo: LA NOSTRA VITA E' LA NOTIZIA PIU' IMPORTANTE.

  • cosimo gambardella Rispondi
    9 anni ago

    egregio Dionesalvi
    io lavoro come impaginatore prima e come commercialista due ore piene di fatto al giorno. mi hai dato del comunista apocalittico mi riconosco pienamente in questa persona. la verita dei fatti e che tu nel centro sociale sei venuto per fare comunelle di persone che non conosco. hai portato gente da ogni parte di italia è stai dando un peso alla cosa estremamente ridondante. io sono comunista come tutte le persone di questo mondo ne più ne meno perché giudico l’operato delle persone. facciamo a capirci punto primo io al centro sociale ci sono venuto per un motivo ben preciso e non di certo perchè ero comunista; ci sono venuto perché volevo rimanere amico di enzo e giammarco che ascoltavano musica diversa dalla mia che mi interessa perché ad orecchio si ascoltano tematiche estremamente più moderne.
    spero che facciamo a modo di capirci, il gramna come posto è un posto del tutto immaginario caro agli ultrà ed ai tifosi. Non entro nei dettagli di colorazioni di chi vede la partita di come si comporta allo stadio di chi non ha a che fare e tifa dalla poltrona incuriosito dai gadget. Parliamo di eventi estremamente vecchi e tinti di fatalità e brutture. la verità e che si cerca di far diventare qualcuno il capo dei tifosi. Simili affermazioni risultano estremamente allarmanti. Fossi stato un autorità pubblica avrei dovuto telefonarti immediatamente a casa e convocarti per chiedere cosa ti faccia pensare che io sia un comunista sfegatato o chiunque tu magari intendessi con queste affermazioni. Gianmarco poi scrisse quelle canzoni in piena età giovanile e non ha mai sentito parlare di filosofia . non ho voglia di pensare ha tutto quello che dovrei rinfacciarti di aver detto di sbagliato ti prego solo di moderarti e non me la menare con la storie di fantomatiche restrizioni delle libertà personali che gia hai fatto abbastanza scempi. In realtà mi sono trasferito da un centro sociale ad un ‘ altro dopo una breve esperienza ed è tutto merito della band se in questo posto è successo qualcosa. Anzi il merito è di tutti quelli che ascoltano musica persino di quelle persone che non sanno del gramna che quacuno ha voluto trasferire in una curva quando in realtà è stato del tutto un luogo di incontro fra studenti. Sopratutto ricordiamo commenti molto meno ribelli e persone con patenti

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