Paride Leporace, voce storica del giornalismo cosentino formatasi nell’anima rebelde della città dei bruzi, è tornato nella sua Cosenza (che lui ama chiamare Itaca) per presentare la serata conclusiva del Premio Sila, uno dei più antichi premi letterari italiani tornato da tre anni ai fasti di un tempo. Ai nostri microfoni, ormai a suo agio nelle vesti di importante operatore culturale in Basilicata, ammette che sono stati giorni in cui la nostalgia del giornalismo si è fatta sentire nel suo vecchio animo da cronista, per gli avvenimenti “epocali” che hanno coinvolto Cosenza in poche ore. La concomitanza della visita del premier e del ministro dell’Interno, la lectio del professor Settis al Premio Sila, gli scontri fra manifestanti e polizia. Leporace difende il dissenso senza se e senza ma, definendolo sempre positivo, e accusando la politica di scarsa comprensione della piazza e di cattiva organizzazione. La classe dirigente non ha più la capacità di dialogare con il disagio che esprime il paese e per Leporace il punto di ripartenza a queste latitudini è nelle opportunità che al territorio verranno offerte dalla cultura. Un riferimento specifico a Matera capitale europea della Cultura 2019 che, secondo l’autorevole parere di Leporace, sarà occasione anche per la città di Telesio e per tutti i territori che esprimono una visione culturale che viene dal passato ed è capace di guardare al futuro con rinnovata fiducia.