
Per le risposte giuste premere F1. Lì sono custodite, nell’omonima aula del campus di Arcavacata di Rende, dai ragazzi e dalle ragazze del “Filo di Sophia”, che in questi giorni hanno dato il via alla settima stagione di uno degli esperimenti culturali più intelligenti del territorio. In seconda serata di martedì si è parlato in molti linguaggi di rinascimento urbano e psicogeografia davanti ad un pubblico folto e rumoroso. Un tema magari intellettualista in epoche passate, ma che può essere dirompente per la nostra contemporaneità schiava di degradi dolosi e di dissesti colposi. Si tratta di ripensare con creatività gli spazi delle città assecondando una serie di giochi mentali cari ai situazionisti negli anni ’50. Sforzo culturale che non sta solo a chi è seguace di Guy Debord e che oggi può avere il merito di metterci davanti a uno dei temi principali delle nostre giornate con diverse prospettive. I nuovi spazi comuni delle città non possono però che partire da una visione fortemente critica degli ambienti urbani. La serata ha dimostrato che si tratta anche, se non soprattutto, di una questione politica, laddove si prima intuisce e poi dimostra che l’inferno delle città non è altro che un segno di dominio di una classe sociale sull’altra.

Armando Canzonieri e Giuseppe Bornino del Filo hanno introdotto la serata confessandosi stupiti di cosa precede la serata (dal 2008 più di 300 eventi fra seminari, convegni, proiezioni, mostre, performance musicali e teatrali) spiegando che anche questa stagione invisa alla Cabala si propone quello che si sono proposte le precedenti: resistere. Un’idea che passa dall’educazione permanente e dall’indipendenza culturale che al Filo si ritrova sempre in sani momenti di convivio. Dopo di loro si inizia con un apprezzato reading di Dario De Luca, bravo a selezionare e proporre brani dagli “Esercizi di Stile” di Raymond Queneau e delle “Città Invisibili” di Italo Calvino. Subito dopo si va nel cuore dei concetti con lo scrittore e antropologo Daniele Vazquez, intervistato in un talk un po’ spinoso sulla psicogeografia e sui commons. Tutto intorno, le interessanti opere grafiche dei ragazzi di Jes Time, gli ipnotici stop motion dei murales di BLU (guardali QUI) e l’inedita performance audiovisiva “Voices of the street”, a cura di Gianluca Gallo e Leonardo Calvano. Presente anche l’opera della casa editrice indipendente Coessenza e l’esposizione ciclosofica della neonata Ciclofficina Ladri Di Biciclette.
Secondo appuntamento con il Filo di Sophia per martedì 16 dicembre con una serata dedicata al rapporto tra cibo e sensi.