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FRONTIERE | La sposa che si portò il confine addosso

mmasciata
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Gennaio30/ 2015

Una bella sequenza del film "Io sto con la sposa".

di Lucia Turco

Il centro polifunzionale Auser, ai piedi di una Cosenza vecchia imbiancata, ha ospitato la proiezione del film-documentario “Io sto con la sposa”, per la regia di Antonio Augugliaro, Khaled Solim Al Nassiry e Gabriele del Grande. Quest’ultimo, anche blogger e giornalista, era presente nella sala gremita.

Si narra di un viaggio, di biografie di confine, di chi si porta il confine addosso. Tra il 14 e il 18 novembre 2013 un gruppo di italian*, palestinesi e sirian*,compiono un viaggio da Milano a Stoccolma arginando i dispositivi di frontiera che mappano il territorio europeo. Per la riuscita dell’impresa, i ventitré protagonisti inscenano un corteo nuziale e il mantra diviene: “Quale poliziotto di frontiera chiederebbe mai i documenti ad una sposa?”. Il film documentario, per quanto questa fosse la restituzione a cui si tendeva, non era un risultato scontato, come è lo stesso Gabriele a raccontare durante la discussione che ha preso piede dopo la proiezione. La narrazione è in maniera palese libera da gabbie troppo rigide. Le telecamere danno la sensazione di aver rubato momenti di una storia ancora da raccontare e gli interventi che si succedono ne divengono testimonianza. Si parla di confini, di paure, di Fortezza europea, di amicizia. Gabriele racconta la Siria, ne offre una sua lettura cercando di non perdersi nei tanti fili argomentativi che il tema richiama. In particolar modo, parla dell’inizio della guerra, quando ancora le proteste manifestavano un agency popolare spontanea e ricca di passione, progressivamente sostituita da una guerra per procura che, ad oggi, ha causato più di 100.000 morti e oltre 2 milioni di rifugiati. Eppure, le spose di Damasco, ritornano nel canto di Tasnim Fared, la donna vestita di bianco di questo viaggio che, rivolta verso il mare, chiede all’altro di parlarle.

Del Grande ricorda che la fortezza che circonda l’Europa, più che bloccare il movimento di chi è fuori, impedisce allo sguardo di chi è dentro, una visione più ampia. Sulla fortezza, si sedimentano le paure verso l’ignoto oggi più che mai preda di così facili strumentazioni.  A Cosenza, quel giorno, c’era la neve, come ad attutire la durezza di un terreno che di migrazioni ha una conoscenza ed una esperienza condivisa e vissuta sui corpi. Calabria, terra di migrazione di andata e di arrivo come di movimenti all’interno di un restare. Un restare e lottare, ma forse sempre in posizione di difesa. E invece, il manto bianco ha accompagnato anche il godersi la poesia di quei momenti rubati dalla videocamera: un uomo che racconta il suo viaggio disegnando su di un muro un albero fatto di nomi, parole, preghiere… Il cielo è di tutti. Di tutti i suoi 2617 produttori e produttrici dal basso, i suoi spettatori e le sue spettatrici. Di tutti quelli a cui appartiene la dimensione di un andare e di un accogliere il viandante.

Di una sposa, il cui vestito bianco resta impigliato nei rami che circondano un sentiero in salita.

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Il collettivo Mmasciata è un movimento di cultura giovanile nato nel 2002 in #Calabria. Si occupa di mediattivismo: LA NOSTRA VITA E' LA NOTIZIA PIU' IMPORTANTE.

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