Non è che arriva la morte di David Bowie e si oscura la presentazione del libro di Stefano Cuzzocrea. Che poi chissà cosa avrebbe scritto Cuzzo della morte del “Duca bianco”. Sicuramente qualcosa di diverso rispetto a tutti gli altri. Non è una frase di circostanza, questa cosa non la si sottolinea solo perché Stefano Cuzzocrea è stato strappato via da questa terra il 13 aprile del 2015. Le parole di circostanza con Cuzzocrea non hanno nulla a che fare e per rendersene conto, se non si ha avuto la fortuna di conoscerlo personalmente, basta leggere “Ho un complesso rock – La musica non tarderà a toccarvi l’anima” edito dalla Round Robin di Luigi Politano che con Stefano ha diviso gli anni di Rivist@ – rivistaonline.com. Il libro raccoglie più di duecento articoli legati al mondo della musica: interviste, concerti, recensioni tutte in pieno stile Cuzzo.
La prima uscita ufficiale calabrese del libro (Stefano è nato a Paola, il “capoluogo” del Tirreno cosentino), coincide con il primo appuntamento 2016 de Il Filo di Sophia, il collettivo di cultura indipendente che per la presentazione di “Ho un complesso rock” ha messo insieme Politano con l’attore e regista Ernesto Orrico, il giornalista Eugenio Furia, il cantautore Aldo D’Orrico (nelle vesti di Al The Coordinator, suo ultimo brillante progetto musicale), il dj set targato Partyzan con Fabio Nirta e Robert Eno a far girare i piatti. Tutti loro hanno condiviso un pezzo di quella strada chiamata vita insieme a Cuzzo.
Alla prima del Filo, nell’aula F1 del Cubo 18 dell’Università della Calabria, ci stava anche “2 be pop” , il progetto in Rete creato dallo stesso Cuzzocrea. Un modo per unire insieme le arti con spazio privilegiato, ovviamente, per la musica. L’associazione la presenta Gaia Cuzzocrea, figlia del giornalista quarantenne, insieme ad Aldo Viglioti. Spiegano che, fra i tanti progetti, c’è anche quello di creare un festival di giornalismo musicale in Calabria. Un sogno? Chi lo sa, del resto gli articoli di Stefano Cuzzocrea ci insegnano che nulla è impossibile. Lui è passato dall’ascolto dei suoi miti alla scrittura delle loro fatiche e non tralasciando mai (stiamo parlando di uno che ha scritto anche per Rolling Stones, Max, Rumore giusto per citarne qualche testata) la scena locale “calabrese”. Grande conoscitore di hip hop e, come ha raccontato Eugenio Furia, che si è cimentato in questa arte con rime «mai banali o politicizzate».
Furia lo conosce da 20 anni (nessuno dei presenti vuole usare tempi verbali relativi al passato parlando di Stefano. Come non condividere questa scelta?), e ne racconta di ogni. Ne celebra la conoscenza musicale, l’arte nello scrivere e la sua totale inadeguatezza a stare in una redazione tradizionale per far attività da deskista. Le migliori pagine di Cuzzocrea sono quelle scritte sulle cose che ha visto e sentito di persona. Ernesto Orrico legge alcuni degli scritti presenti nel libro e altre parole lasciate sui social perché Stefano aveva visto lungo sull’uso della Rete e dei suoi strumenti in tempi non sospetti. Mette a fuoco i pregi e sottolinea i difetti come scrive lui stesso nel libro. Ci si commuove alla presentazione di “Ho un complesso rock” ma, come ogni volta che compare Stefano, non c’è tempo per le lacrime perché bisogna far salire in alto la musica. In modo che se la goda pure lui.