Il lavoro di una generazione di tessitori raccontato in una tesi di laurea che diventa libro, ma non solo. “Atelier Caterina Forciniti” è il titolo del testo di Margherita Naccarati. Racchiude una storia e molte storie, annodate con un’arte antichissima, quella della tessitura.
Tutto nasce a Longobucco, piccolo centro silano dove «gli attimi di vita scorrono inesorabili» ci confessa l’autrice (in foto) che, dopo gli studi universitari, ha fatto sua «una grande e stimolante eredità familiare, convinta che le trame delle tessitura vadano tramandate perché rappresentano una delle eccellenze produttive della Calabria». Il paese della Sila, dopo l’esaltante judo della campionessa Rosalba, ancora protagonista per un’altra storia targata “Forciniti”. Qui all’inizio del secolo inizia a muovere i primi passi tessili la signora Caterina, apprendendo con minuziosa dedizione l’arte della tessitura dalle due donne più importanti della sua vita: la mamma Margherita e la nonna Felicia. Una tradizione matrilineare giunta sino a Margherita jr, autrice del libro e titolare dell’atelier che definisce «il gineceo in cui nascono abiti di alta moda, abiti da sposa, corredo vario interamente tessuti attraverso quell’antico utensile usato fin dai tempi di Penelope». Nel testo, frutto dei sudori universitari e del duro lavoro quotidiano di ricerca e sperimentazione, la Naccarati fornisce nozioni tecnico – scientifiche sul telaio e sulla sua migliore utilizzazione. Quello stesso telaio che lega cotone, seta, lurex e lino per fare capolavori unici nel genere. «Trattarsi bene è vivere due volte – ci confessa Margherita – laddove la qualità e la raffinatezza dei materiali denotano ciò che il laboratorio sceglie per i suoi capi».
Dal lavoro della “bisnonna – pioniere” alla “prima” sfilata longobucchese ai piedi della torre normanna nel 1998, fino alla recentissima partecipazione alla “Milano fashion design”: il lavoro lungo un secolo di donne calabresi varca finalmente i confini della Sila e della Calabria, proponendosi ai vasti pubblici nazionale e internazionale. «La parola d’ordine – ribadisce Margherita – è trattarsi bene. Si tratta della garanzia che ciò che tocchi e indossi è frutto di mani laboriose, come solo il made in Italy sa vantare». Trameandate – questo il sottotitolo del testo – è anche un ossequio alla tradizione familiare: a riprova del fatto che nelle proprie radici e negli antichi talenti, debitamente posti al passo con i tempi, può celarsi il segreto per una “riuscita” professionale in un mondo di crisi e rassegnazione.
Dal passato al futuro: “Atelier Forciniti” infatti è anche il nome della casa di moda che dal 27 settembre fino alla fine di ottobre parteciperà all’esposizione della mostra dei Capolavori dell’arte tessile cosentina nel Museo delle Arti e dei Mestieri della Provincia di Cosenza.
Matteo Dalena