“Un’indegna carnevalata”: una visione della giustizia italiana impietosa quella di Piercamillo Davigo, Consigliere della Corte Suprema e già membro del pool Mani Pulite, esposta al liceo classico “B. Telesio” di Cosenza nel corso di un incontro – dibattito moderato da Nicola Morra. Un’immagine ancor più sconcertante perché manifestata da un giudice. Un sistema che non funziona non perché i magistrati non lavorano, “siamo ai primi posti per laboriosità”, né perché mancano le risorse “quelle ci sono, le spendiamo male”, ma perché “il sistema tutela più chi ha violato la legge di chi ha subito la violazione” e lo fa in molti modi: troppe fattispecie penali (ben 35.000), troppi tribunali senza il numero necessario di magistrati (almeno 10), una magistratura onoraria dipendente, un eccessivo uso delle impugnazioni, uno scarso utilizzo del patteggiamento, troppi avvocati esercitanti. La riforma del codice penale del 1989, che ha posto fine al vigore del codice Rocco, sostituendo al procedimento inquisitorio quello accusatorio, appare come una iniziativa malriuscita, che frustra il diritto alla ragionevole durata del processo.
Emerge una chiara necessità di riforma, nel nome di una nuova efficienza. Unica via, secondo Davigo, ridurre il numero di accessi alla giustizia, evitare i processi “inutili” (quelli contro gli irreperibili, ad esempio), porre fine ad alcuni limiti procedurali (l’impossibilità per il giudice di conoscere quanto accaduto nella fase istruttoria davanti al pm). Una via che, secondo l’avvocato penalista Franco Sammarco che ha partecipato al dibattito, appare “insidiosa” perché suscettibile di mettere a rischio alcune garanzie fondamentali del cittadino, su tutte il principio di non colpevolezza. Rischio che, secondo il magistrato, non si corre nel momento in cui le garanzie che si vanno a toccare sono “ostacoli mascherati da garanzie”, come nel caso del sistema di prescrizioni dei reati. Due posizioni contrapposte manifestate in un dibattitto acceso che ha coinvolto il pubblico, ma che si incontrano in alcuni assunti fondamentali: il sistema giuridico italiano, penale soprattutto, non funziona a dovere. Non solo per motivi procedurali ma anche per cause sociali, come il diffuso malcostume e la corruzione dilagante. È necessario che ciò cambi, per far sì che l’Italia diventi un paese diverso.
Manuela Bevacqua
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