di Paolo Vigna
Il lavoro non c’è più, ma a volte lo si può far tornare, prima che sia troppo tardi. A Bisignano, ad esempio, un mestiere tanto antico quanto nobile rischia di andare perduto. A meno che non si ricominci a tramandarlo. Parliamo di un’arte che secondo il dizionario Internazionale di Liuteria almeno dal 1780 (secondo il Dizionario Internazionale di Liuteria), ha visto in questa cittadina vicino Cosenza uno dei più antichi ed acclamati marchi liutai d’Europa. Un marchio prestigioso, di cui si trova traccia già nel 1400 e che lo scorso dicembre, il primo del mese, ha perso un pezzo di storia e di cultura di questa regione: Vincenzo De Bonis il maestro che, insieme al fratello Nicola, intraprese il mestiere del padre portando in alto il nome del loro paese natio. I loro strumenti, infatti, sono arrivati tra le mani di personaggi illustri come Domenico Modugno, Angelo Branduardi, i fratelli Bennato e molti altri ancora. L’artista aveva 84 anni quando si è spento nella sua casa nel centro storico della cittadina.
Oggi mancano ormai pochi giorni alla riapertura di una importante scuola di formazione a Bisignano. A breve infatti partirà il corso pluriennale di Liuteria, nel rispetto della tradizione dei corsi realizzati nella rinomata scuola fino a nove anni fa, al tempo in cui i fondi destinati alla specializzazione si sono fermati all’improvviso, persi nei rivoli dei passaggi di competenze fra enti territoriali
come Regione e Provincia. Un progetto, quello che sta per avere vita a Bisignano, curato dall’assessorato per la Formazione Professionale della Provincia di Cosenza in collaborazione con la Confederazione Nazionale Artigiana di Cosenza. Di cosa si tratta? Di un corso di alta specializzazione per ebanisti e liutai che, oltre a formare giovani che vogliono cimentarsi in questa nobile attività, vuole essere il primo passo per riportare nella Scuola di Formazione di Bisignano l’antica tradizione del passato.
Il luogo è incantevole, già pronto per ospitare al meglio gli allievi, ci siamo intrufolati per voi.
Nelle pance sotterranee di un suggestivo luogo appartenuto al culto abbiamo trovato vivo un laboratorio di ebanisteria particolare. Lo frequentano con profitto i figli della crisi economica. Lavoratori in mobilità in deroga, ovvero operai o comunque subordinati che cercano di mettere insieme un reddito sostitutivo alla retribuzione che gli spetterebbe. Sono tutti riuniti intorno alla segatura, alla loro preoccupazione cerca di parlare l’assessore Giuseppe Giudiceandrea, finito lì per un sopralluogo al corso e soprattutto ai lavori per la scuola di formazione. I nuovi falegnami a tempo perso spiegano il disagio di vivere di questi tempi senza le 14 mensilità che avanzano dagli enti previdenziali e dalla Regione Calabria, spiegano come nessun politico si occupi più di loro e i più anziani evocano tempi di cinghiali messi al rogo come tributo a quegli onorevoli nuovi dei dell’Olimpo scesi fra loro.
Ai piani superiori la scuola vera e propria riposa dietro le mandate dei chiavistelli. Per le scale ci accompagna Francesco Pignataro maestro liutaio che ha raccolto il testimone bisignanese fino a costruire un violino per il maestro Salvatore Accardo, considerato come uno dei migliori violinisti esistenti, e riceverne i complimenti per la pregevole fattura. Gli strumenti a cui dare vita non mancano nelle aule, anche se i tavoli da lavoro sono al momento sono vuoti i riscaldamenti e l’impianto elettrico funzionano alla perfezione. Appena sbloccate le ultime scartoffie quindi dovrebbe ripartire la vita creativa all’interno di questa struttura che a guardarla non si capisce perché tutto questo abbia rischiato di perdersi per sempre. La scuola dovrebbe coinvolgere a vari livelli professionalità locali e non, messe a disposizione per i giovani allievi; dovrebbe durare tre anni per un totale di 2800 ore di lezione, ma dei dettagli è filtrato ancora poco o niente.
Per ora di certo c’è solo quanto innovativo possa risultare il tornare alle tradizioni.