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Individualismo e collettività, l’uomo contro la natura

admin
Novembre23/ 2012

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di Gabriele Morelli

Non mi capita spesso di assistere dal vivo a incontri di politica, soprattutto per quanto riguarda quella locale. Vorrei informarmi da più ma non so come fare. Ieri si è tenuto un incontro nella redazione di Mmasciata con le persone del mio paese e non solo; abbiamo discusso di Primarie, di socialità e di buona etica pubblica, e in me sono scaturite diverse riflessioni generali. Comincio col dire no alle ideologie e sì agli ideali, anzi all’ideale comune, che deve essere il benessere di tutti. Quello che va trovato è un buon connubio tra interesse privato ed interesse pubblico, individualismo e collettivismo.

Non so se esiste ed esisterà una formula definitiva che risolverà questa equazione, ma sicuramente la Costituzione, il buon senso e l’esperienza politica (che io considero come “sperimentazione” amministrativa e come tale ha bisogno ti tempi lunghi) saranno la chiave che a lungo termine determineranno la buona riuscita del processo di organizzazione sociale che permetterà all’uomo di vivere tranquillo, lontano dai conflitti e in armonia con la natura. Ci vorrà del tempo, sperimentando metodologie diverse di governo e facendo tesoro delle cose buone e avendo il coraggio di rinunciare ai sistemi fallimentari. Anche a costo di rinunciare alla propria strabenedetta ideologia, è questo, secondo me, il trucco che ci permetterà di sopravvivere.

Appassionato di ecologia, ho sempre guardato alla natura come costruttrice instancabile, anche se severa e spietata, di sistemi capaci di funzionare a lungo termine. In natura esistono complessi sistemi organizzati, dette colonie, dove migliaia di individui di una stessa specie si perfezionano, attraverso l’evoluzione e l’adattamento, nel vivere in armonia e in efficienza. L’osservazione di tali apparati porta alla presa di coscienza che tutti i membri di quel gruppo lavorano in “sinergia” per il bene comune. Non esiste individualismo. Nell’uomo questo ovviamente non può avvenire e quindi il lavoro di organizzazione diventa molto più complesso e faticoso; ognuno la pensa diversamente, sia a causa delle diverse formazioni culturali, sia a causa delle diverse estrazioni sociali, non per ultime a causa delle diverse religioni o sistemi di credenze. Sinceramente delle volte penso che l’essere umano sia condannato a vivere nel disordine continuo a causa della sua incapacità di fissare regole valide per tutti.

Non lo so se riusciremo nell’impresa, però ci dobbiamo provare, anche perché siamo nella merda, come vedete tutti. Altrimenti vuol dire che il nostro intelletto, che tanto osanniamo e che spavaldamente ergiamo ad emblema della nostra superiorità di specie, non è che un puro elaboratore di seghe mentali che non portano a niente.

 

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