Per i giornalisti della redazione dello storico giornale britannico The Independent il modello carcerario inglese deve copiare quello calabrese. I sudditi di Sua Maestà che prendono la Calabria come modello, paradossale. Eppure è tutto vero. A suscitare interesse è stata l’idea dell’assessore alla Cultura della Regione Calabria Mario Caligiuri. La proposta di legge, approvata dal Consiglio Regionale il 5 maggio scorso, in buona sostanza prevede uno sconto di pena di tre giorni per ogni libro letto. Lo sconto è cumulabile fino ad un massimo di 48 giorni nell’intero anno.
La proposta calabrese ha catturato l’attenzione inglese perché da quando a occupare il numero 10 di Downing Street c’è David Cameron la politica per i detenuti sembra una e solo una: carcere duro. Le direttive impartite dal primo ministro sono eseguite alla perfezione dal ministro della giustizia Chris Grayling, il quale come primo provvedimento ha vietato l’invio di qualsiasi oggetto ai detenuti da parte dei familiari e degli amici per arrivare poi alla messa a bando dei libri. Scusante di questa misura restrittiva dovrebbe essere il minore ingresso nelle celle di droghe e materiale pornografico, ma anche cellulari. Messi i libri al bando e con essa la finalità rieducativa della pena, l’area intellettuale d’Oltremanica ha trovato rifugio nella proposta di legge dell’assessore calabrese da poco orfano di giunta.
C’è qualcosa che sfugge però ai giornalisti inglesi. Il primo grande problema: i giorni che ci separano da giugno sono solo tre e la Corte di Strasburgo non aspetta più. Si dovrà garantire ad ogni persona rinchiusa in cella uno spazio minimo di 4 metri quadrati, adeguatamente illuminato e pulito; si dovranno assicurare ad ogni detenuto di poter passare un numero di ore fuori dalla cella grazie all’espletamento di attività sociali.
I nodi critici del sistema carcerario calabrese non sono diversi da quelli che piegano l’intero sistema nazionale. Sovraffollamento della popolazione detenuta che diventa incontrollabile a causa della carenza delle unità della polizia penitenziari. Esiguità dei posti di lavoro a disposizione detenuta dal punto di vista qualitativo e quantitativo.
Seppur la condizione disumana dei detenuti sia ormai diventata una questione di ordine europeo, il problema delle strutture nonostante i continui finanziamenti non è affatto risolto. Al momento in Calabria la struttura di Cropani a Catanzaro è stata trasformata in un deposito per la raccolta differenziata e per gli archivi del comune. La struttura di Arena a Vibo Valentia al momento ospita una onlus, mentre a Petilia nella provincia di Crotone la struttura diventerà la nuova caserma dei Vigili del Fuoco. Continua ad essere ignorato il carcere di Villalba, nel Cosentino. Ai cronisti inglesi sarà sfuggita anche la vicenda del carcere di Reggio Calabria, la struttura d’avanguardia che fino a qualche anno fa era chiusa perché mancava la rampa di accesso. L’edificio costò 90 milioni di euro (LEGGI QUI); soldi investiti in strutture che con gli anni sono diventate fatiscenti, carcerati che continuano a vivere in condizioni disumane, e cronaca di suicidi dalle celle che ormai non fa neanche più notizia.
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