
Come le Esperidi figlie di Atlante e della notte hanno risalito i posti del mito alle prime luci dell’alba. Venivano dalla Piana di Gioia Tauro ed erano dirette a Pizzo Calabro, Costa degli Dei, lavoravano nei campi. Secondo le leggende infatti, le Esperidi ai pilastri del mondo custodivano il giardino dei pomi d’oro di Era, dove Apollo e il carretto che trasportava il Sole andavano a riposarsi per la notte.
Hanno imbracciato la Salerno – Reggio Calabria insieme al primo sole. Sulla strada già molti gradi, in arrivo un’afa insopportabile. Non lo sapevano che c’era anche la morte. Si chiamavano Rosa Sgrò, 42 anni, Petrika Marsa (27) e Elena Romila (39). Tre, come le Esperidi, dirette emanazione alla triplice dea della Luna nel suo aspetto di sovrana della Morte.
Il veicolo che le trasportava al lavoro è diventata una bara incandescente dalla quale si sono salvate altre tre persone, appartenenti ad un’unica famiglia. Si tratta dell’ennesima strage di braccianti sulle strade. Ancora pienamente da stabilire le cause dell’incidente, dai primi resoconti pare che il furgoncino sia schizzato prima contro un guard-rail poi contro l’altro in attimi che devono essere stati lunghissimi. Distorsioni temporali proprie dell’Epica, in cui i miti erano esaltati per i loro difetti umani e non per la loro ingannevole forza, come accade invece oggi ai calciatori e via discorrendo.
Difatti in racconti ingiustamente poco celebri in mitografia, la millenaria vicenda delle tre Esperidi risplende di massima luce nella lunga e tragica estate in cui Ercole cercò di rubare i pomi d’oro dal giardino che custodivano. Con un velocissimo dardo avvelenato uccise il serpente Ladone e sostenne il peso del Mondo al posto di Atlante, perché il sovrano potesse recarsi nel giardino. Nel luogo per ricordare l’impresa, vennero erette le Colonne d’Ercole.
«Eracle, mai più rivedrò le mie tre figlie, confinate in una vita di sacrificio. Se contassi ogni costellazione della volta celeste e in ciascuna tutte le stelle che la compongono e poi vi aggiungessi il numero dei raggi del Sole quando Apollo lo trascina col suo Carro nel punto più alto del Cielo; anche così non avresti misura di qual peso è il mio. Un peso che reggo sulle spalle, ma prima ancora sul cuore».
(S. Alfredo Sprovieri)