Cara Redazione,
metti una sera d’estate, metti una sera d’estate tre fratelli e uno zio anziano, metti un sera d’estate, uno zio anziano e un farmaco necessario. Metti tutti questi ingredienti insieme a Rossano, periferia sud dell’Impero, specchio della Calabria, anzi del sistema sociale e assistenziale calabrese. Una periferia dove non esistono farmacie di turno. Esiste la farmacia “reperibile”, ovvero per dirla “terra terra”, c’è un numero di cellulare, chiami e cerchi di capire se il farmaco che ti occorre può essere tuo.
E se ti serve una “ricetta medica” perché il farmaco in questione non può essere rilasciato senza? Vai alla guardia medica. Fin qui tutto liscio, è la prassi, nulla di diverso dal resto dell’Impero. La guardia medica però non c’è, polizia e carabinieri sono sulle sue tracce ci dice l’operatore ausiliare, non si è presentata ma in fondo anche questo può succedere in una sera d’estate a sud dell’Impero e allora a due metri c’è il Pronto Soccorso e decidiamo di andare là ma il Pronto Soccorso è una bolgia, un territorio di nessuno: ci sono almeno venti pazienti in attesa, due signore gridano contro una guardia giurata, bambini che schiamazzano. Di medici e infermieri nemmeno l’ombra. Non sono assenti, semplicemente sono così pochi rispetto all’utenza e sono impegnatissimi nel fare al meglio il proprio lavoro.
A questo punto, il nostro farmaco, seppur necessario, diventa una cosa da niente in mezzo a quest’ospedale da battaglia e così seguendo l’esempio del grande Totò desistiamo.
In extrema ratio, per avere finalmente questa “ricetta medica” potremmo andare a Rossano paese, in fondo un giro nel vecchio borgo che fu dei Bizantini ci sta tutto. Ci si inerpica per i tornanti, arrivati in paese indicazioni non ce ne stanno e quindi si recupera socialità chiedendo alla poca gente del posto che incontriamo. Per fortuna Rossano non ci è affatto sconosciuta e l’ospedale vecchio ritorna nei ricordi dei miei due fratelli maggiori. Bisogna salire per una stradina buia e nascosta, arriviamo ma… anche qui il medico non c’è, è uscito per una visita a domicilio, nulla di anormale, è scritto nei compiti di un medico di guardia. Fuori un gruppo di turisti campani aspettano e parlano della sanità che non va nel Sud con delle signore del quartiere sedute davanti alle loro case. Immagino che queste signore del quartiere raccolgano ogni sera decine di proteste e lamentele e magari offrano anche decine di caffè per stemperare la rabbia e alleviare le attese dei pazienti: l’Asp dovrebbe almeno prevedere un rimborso spese per queste volontarie specializzate. Così il farmaco può attendere, lo zio anziano si è ripreso e può aspettare fino all’apertura normale delle farmacie. In fondo è una sera d’estate e nelle sere d’estate non ci si ammala, il servizio sanitario nelle periferie dell’Impero non lo contempla, meglio andare a sorseggiare un Amaro del Capo sul lungomare, sotto un cielo stellato e una luna meravigliosa, tanto come cantava Otello Profazio: “Qua si campa d’aria!”
Andrea Bevacqua