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L’ECATOMBE | «In Calabria persi 3500 posti nel settore comunicazioni»

mmasciata
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Ottobre08/ 2014

informazione

Il settore della comunicazione, in Calabria, ha perso 3500 posti di lavoro “per assenza di regole“, mentre altri 3000 sono a rischio. I dati sono stati diffusi alle agenzie di stampa nazionali da Daniele Carchidi, segretario generale del sindacato di categoria Slc-Calabria della Cgil. “Gli ultimi dati forniti dagli istituti di ricerca – spiega – ci consegnano una Calabria dilaniata, nel settore della Comunicazione, dalla perdita di circa 3500 posti di lavoro e con forti preoccupazioni sulla tenuta occupazionale nel settore nei prossimi mesi. Alle crisi delle aziende di call center, dell’editoria, della stampa, delle emittenti locali, che hanno colpito la nostra terra in questo ultimo biennio stanno per seguire ulteriori drammi occupazionali. Nella maggioranza dei casi, queste tragedie occupazionali – afferma Carchidi – sarebbero state facilmente evitabili se l’Italia avesse recepito una norma di civiltà che è quella rappresentata dalla direttiva europea 2001/20/CE. Il mancato recepimento di questa normativa ha favorito un incontrollato arbitrio e ed una diffusa corruzione che impedisce, nei fatti, l’applicazione delle tutele previste dall’art. 4 l.n. 428/90 e le garanzie previste dall’articolo 2112 c.c. in relazione alle clausole sociali in caso di cambio di appalto. Tale vuoto normativo, che si è sommato negli anni ad un sistema d’incentivi economici privo di qualunque ratio, sta determinando – secondo il sindacalista – continue crisi aziendali che si scaricano unicamente sui lavoratori“.

Sono 3500, secondo Carchidi, i calabresi “vittime della totale assenza di regole nella gestione dei cambi di appalto. Per evitare che si susseguano ulteriori drammi, – spiega – stiamo conducendo da mesi una difficile battaglia per regolamentare gli appalti, per dare regole più certe a lavoratori che oggi sono alla totale mercè di un sistema che permette che le attività vengano tolte ed assegnate su criteri che esulano totalmente dal fattore lavoro. Il Governo dovrebbe riflettere con attenzione sulla situazione occupazionale e provare a dare regole al mercato, invece di fornire ricette improponibili che prevedano lo smantellamento dello Statuto dei Lavoratori. La ricetta fornita nel Jobs Act, per risolvere l’atavico problema del mercato del lavoro, passerebbe, tra le altre cose, attraverso la riduzione dei diritti, rendendo precari di fatto tutti i lavoratori attraverso la facilitazione dei licenziamenti, l’aumento dei controlli a distanza, i demansionamenti più agevoli“.

Fin qui Carchidi e le questioni legittimamente poste su punti di vista strettamente sindacali, che in termini di precariato, soprattutto nei call center, significano un’economia a predominio padronale che senza dubbio fa tornare indietro di decenni la regione. Poi ci sono i discorsi legati alla libertà di espressione e informazione in una terra difficile come questa. Proviamo a tradurre qualcosa delle parole del sindacalista, tipo: “le attività che vengono tolte ed assegnate su criteri che esulano totalmente dal fattore lavoro”. Significano: politica. Non è mistero, in una terra infestata quotidianamente da cinghiali quanto da conigli, e c’è urgenza di far risalire il ricatto editoriale dall’attuale grado di “complotto” a quello di “disegno”. Si tratta di un ragionamento fondamentale per la troppo lenta transizione democratica di questo spicchio d’Europa.

Anche perché stamattina alla Camera è stato in discussione il disegno di legge che cancella i contributi all’editoria, mentre in Calabria ci sono le elezioni alle porte e con loro almeno altri due nuovi quotidiani.

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Il collettivo Mmasciata è un movimento di cultura giovanile nato nel 2002 in #Calabria. Si occupa di mediattivismo: LA NOSTRA VITA E' LA NOTIZIA PIU' IMPORTANTE.

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