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IL RITORNO | Marco Negri a Cosenza, chiamarsi bomber per sempre (VIDEO)

Matteo Dalena
Matteo Dalena
Dicembre13/ 2014

di Matteo Dalena 

«Gigi Marulla ancora ricorda quando ho legato suo figlio Kevin col tira caviglie a una colonna negli spogliatoi». Esordisce così, vent’anni dopo, Marco “mad” Negri davanti alla gente rossoblù nella sala stampa dello Stadio San Vito. Non è stato mai dimenticato. L’attaccante milanese è in città per la presentazione del libro “Marco Negri. Più di un numero sulla maglia” (Luglio editore), scritto insieme a Daniele Benvenuti e con prefazioni di Gennaro Gattuso, Marco Materazzi e mister Alberto Zaccheroni. Il capitolo più sentito quello su Paul Gascoigne, secondo Marco Negri il più forte di tutti.

Il classico bomber d’area, convinto anch’esso che «il talento non s’insegna ma si allena», abbozza una risata sorniona quando proprio Gigi Marulla, intervenuto alla presentazione insieme al giornalista Valter Leone e all’organizzatore Nunzio Garofalo, lo definisce «uno dei giocatori più forti che il Cosenza abbia avuto nella sua storia» salvo poi ironizzare sulla sua carriera da scrittore «non pensavo che potesse riuscire nella fatica di scrivere un libro».

Il viaggio è a ritroso, una vita spesa tra goal e dolori, colpi di testa dai “primi passi” ai “tempi supplementari” con il sogno nel cassetto di diventare allenatore degli attaccanti, «una figura specifica che insegni come muoversi per buttarla dentro». Poi l vivido ricordo delle stagioni trascorse in riva al Crati, specialmente la fortunatissima 1994-1995 con 34 presenze all’attivo e decorata con 19 reti (solo una su rigore). La stagione “dell’ubriaco” la definisce Marco: «nel senso che senza fare nulla la palla entrava da sé». Le sue reti risollevarono i lupi da quel pesante -9 in classifica: «La squadra era molto giovane e giocava veramente bene ma, a causa di alcuni mancati pagamenti, il Cosenza subì una pesantissima penalizzazione e dalla nostra classifica furono tolti ben nove punti meritatamente guadagnati sul campo. Benché incolpevoli, dunque, sprofondammo all’ultimo posto».

La sfida è di quelle toste. Ma, uno dopo l’altro, i palloni rotolavano nel sacco nonostante le difficoltà societarie e gli infortuni «chiudemmo la stagione a metà classifica e il mio bottino personale fu di ben 19 reti con un solo rigore a referto (anche perché ero un autentico disastro dal dischetto), benché avessi saltato addirittura le ultime uscite a causa della rottura di un osso del piede destro nel contrasto con la testa, veramente dura, del portiere del Pescara».

Spesso col broncio e quasi sempre in silenzio stampa, «mi portava fortuna e per questo continuai ad oltranza», si rinfrancava nell’intimo a guardare quella curva “Bergamini” stracolma «dove non buttavi nemmeno uno spillo, andare allo stadio era un’impresa perché la partita era l’avvenimento». Il ricordo si sposta poi su “Gazza” Gascoigne, compagno per 6-7 mesi ai Rangers prima del trasferimento al Middlesbrough: «Un personaggio a 360° , buffissimo, in campo un centrocampista atipico, aveva classe piedi buoni, forza, aggressività, personalità, resistenza. Se avesse fatto una vita da professionista… faceva la differenza al 60-70%». Infine la nazionale, sogno mai celato: «Sarebbe stato il coronamento del sogno da bambino. E’ sfuggita. Nel calcio italiano si è sbagliato tanto, se un giocatore del Sassuolo è l’attaccante della nazionale significa che qualcosa non va, il livello è caduto: troppi stranieri e cattivo lavoro».

Chiamarsi bomber tutta la vita.

Marco Negri rossoblù
L’attaccante milanese Marco Negri ha giocato a Cosenza nel 1992 e nel 1994, realizzando 23 gol.
Matteo Dalena
Matteo Dalena

Storico con la passione per la poesia, imbrattacarte per spirito civile. Di resistenza.

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