Fiamme e una forte esplosione valgono più di mille parole nella logica di chi vuole portare la politica sul terreno della violenza. E Cosenza rispetta al meglio il copione di una Calabria dove le intimidazioni sono all’ordine del giorno. Nella città dei bruzi il circolo del Pse, che porta il nome di Placido Rizzotto, salta in aria poco dopo le 23 di un martedì qualunque. Quando la politica è assente, in quel posto i volontari fanno lezione ai bambini di via Popilia, un quartiere dove il degrado si mescola agli appetiti di una criminalità organizzata affamata di soldi e potere, come altrove. La nuova urbanistica voluta dal vecchio Giacomo Mancini ha tirato fuori dal ghetto l’ex periferia degradata. Ma la ’ndrangheta può dettare ancora legge nei posti dove lo Stato tarda a farlo. Il leader del Pse è quello stesso Enzo Paolini che fu presidente del consiglio quando a Palazzo dei bruzi era sindaco l’ex ministro socialista. Quelle fiamme accompagnate da uno scoppio improvviso sono un segnale soprattutto per Paolini e chi sta al suo fianco. Solo qualche giorno fa il capogruppo del Pse, minoranza in Comune, Giuseppe Mazzuca, ha subìto l’ennesima intimidazione. Non è un caso, né si può parlare di questioni private. C’è un disegno prestabilito e la volontà precisa di lanciare dei segnali inequivocabili di terrore. L’avvocato e presidente regionale dell’Aiop (associazione italiana ospedalità privata); mescola coraggio e senso civico di stampo radicale con il riformismo socialista. Non è amato da tutti. Ha molti nemici politici nel centrodestra e altrettanti nel centrosinistra, schieramento in cui milita, in un rapporto non sempre idilliaco, al fianco dei soliti apparatchik di stampo ex comunista. Seppur all’opposizone, il Pse è una forza importante nello scacchiere cosentino. E Paolini per il momento è uno dei papabili per un posto da candidato a sindaco in vista delle comunali del prossimo anno. Non basta il solito coro di solidarietà intorno al partito e ai suoi simpatizzanti. Quattro deputati calabresi del Pd hanno scritto una lettera indirizzata al ministero dell’interno in cui chiedono una più forte presenza dello Stato. Nella missiva si cita proprio Mazzuca (braccio destro dell’assessore regionale, Carlo Guccione) ma nessuno fa riferimento a Paolini, il vero obiettivo dell’azione minatoria. I democratici non hanno alcuna intenzione di concedere all’avvocato il vantaggio mediatico che una situazione del genere, seppure in circostanze gravi, può concedere a chi ne è vittima.