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MISTERI | Tritolo e Campari, l’inquieto sonno della Laura C.

mmasciata
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Febbraio06/ 2015

di Michele Giacomantonio

Laura C (2)
Gruppo di sub ispeziona il relitto di Laura C sul fondale

Ci sono storie che non finiscono mai, nemmeno se sepolte nel fondo del mare. Come quella della Laura C, bella nave requisita dalla Regia Marina durante la seconda guerra mondiale, adibita a trasporto di merci per il fronte d’Africa e affondata nel 43 da un sommergibile inglese appena fuori lo Stretto.

La cronaca recentissima racconta di una cosca reggina tra  più temibili che si approvvigionava di esplosivo prendendolo proprio nelle stive profonde del mercantile, il cui relitto giace a Saline Ioniche. In realtà è una vecchia vicenda, perché la questione del tritolo contenuto nelle stive aveva già conquistato l’attenzione della procura di Reggio e quella mediatica, quando un pentito aveva svelato che il C4 usato in molti attentati proveniva dal ventre del mercantile.

Di certo il comandante della Laura C quel pomeriggio in cui la sua nave venne colpita dal siluro non poteva immaginare che in realtà nulla sarebbe finito con l’affondamento. Dopo l’esplosione e le urla concitate delle persone a bordo, la nave pose la prua verso terra per porre in salvo l’equipaggio e subito dopo affondò restando laggiù, con una parte coperta di sabbia, tra i 36 e i quasi 60 metri, diventando molto tempo dopo meta preferita di tanti subacquei non solo calabresi.

Oggi la procura di Reggio Calabria, guidata da  Cafiero De Raho   ha sgominato la cosca Franco, facente parte della famiglia Tegano e seguendo la pista dell’esplosivo ha scoperto che la ndrangheta aveva nella nave affondata più di settanta anni fa il suo arsenale segreto.

Secondo il libro di bordo, il cui contenuto è stato recuperato grazie a una ricerca presso l’Archivio della Marina Italiana, la nave doveva ufficialmente portare “generi di conforto per le truppe in Libia”. E infatti i subacquei che si immergevano sul relitto trovavano spesso fiaschi di vino ancora ben tappati, piatti, barattoli arrugginiti di carne inscatolata, boccettine di inchiostro. I souvenir più ricercati durante quelle immersioni erano le moltissime piccole bottiglie di Campari, già all’epoca caratterizzate dalla tipica forma a cono. Ma non era tutto, perché la nave portava anche munizioni da artiglieria ed esplosivo e i servizi segreti di Sua Maestà Britannica dovevano averlo scoperto. Così ad attendere la Laura C appena uscita dallo Stretto c’era un sommergibile implacabile ( pochi gironi prima aveva colato a picco una nave davanti a Scalea, il Lillois).

campari
Bottiglia di Campari rinvenuta nella stiva della nave

Il tritolo se ne infischia del tempo che passa e malgrado immerso per decenni nell’acqua di mare mantiene, una vota ben asciugato, il suo tremendo potere devastante. La cosca colpita dall’indagine della Procura lo sapeva e per la criminalità quelle stive erano un deposito segreto e perfetto. Un campione dell’esplosivo è stato mandato presso i laboratori della Procura di Caltanissetta, perché venga confrontato con quello utilizzato per gli attentati siciliani, mentre pare assai probabile che coincida con quello usato per armare gli ordigni destinati all’ospedale di Locri e la bomba a palazzo San Giorgio.

Diversi anni fa le stive della nave furono chiuse con una colata di cemento e per realizzare l’opera fu chiamata una ditta specializzata in lavori subacquei di Napoli. Le immersioni furono interdette per lungo tempo e solo dopo fu possibile tornare a visitare il relitto. Evidentemente quel lavoro non impedì agli esponenti della ndrangheta di continuare ad approvvigionarsi del tritolo.

Oggi la nave dorme il suo sonno profondo ma ancora inquieto, con la poppa protesa verso il blu insondabile e nella sua pancia segreti ancora da svelare per intero.

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Il collettivo Mmasciata è un movimento di cultura giovanile nato nel 2002 in #Calabria. Si occupa di mediattivismo: LA NOSTRA VITA E' LA NOTIZIA PIU' IMPORTANTE.

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