In Calabria ci sono i Comuni da premiare e quelli già inseriti in scomodissime liste di proscrizione. I virtuosi – che cambiano di volta in volta a seconda dell’associazione o dell’ente che valuta le prestazioni – e i pessimi. Che non vanno benissimo nella raccolta differenziata e non riescono neppure a onorare l’impegno nei pagamenti. Classifiche su classifiche sui rifiuti, spesso divergenti anche se si basano – almeno in teoria – sugli stessi dati. Uno per tutti: la percentuale di raccolta differenziata. Secondo l’ultimo report dell’Arpacal (l’Agenzia regionale per l’ambiente) è arrivata al 16,01%. Secondo i dati della Regione – pubblicati sul “Programma di prevenzione dei rifiuti” – è al 14,7%. La differenza è piccola, ma per occhi profani è pure inspiegabile. Così come lo sono, almeno in apparenza, i dati sui Comuni da premiare.
I BUONI SECONDO LEGAMBIENTE La prima classifica è quella di Legambiente. Secondo gli attivisti del Cigno nero, i Comuni virtuosi – sette su 409 – sono quasi tutti in provincia di Cosenza. Il migliore è Casole Bruzio, che certifica una raccolta differenziata all’87,6% e raggiunge un indice di buona gestione (è un numero che mette insieme la percentuale di raccolta differenziata, la produzione di rifiuti pro-capite, la tipologia di raccolta e la presenza di piattaforme ecologiche) pare al 68,75%. Subito dopo arriva Pedace, con il 79,27% di differenziata e il 68,06 di indice. Seguono Pietrafitta (76,46 e 68,06), San Fili (73,86 e 60,29), San Vincenzo La Costa (71,76 e 59,77), Saracena (68,83 e 59,43) e Roccella Jonica (68,70 e 36,95).
I MIGLIORI (E I PEGGIORI) SECONDO L’ARPACAL. MISTERO COSENZA Secondo i tecnici dell’Arpacal, invece, è stato Pedace, con il 79,36% dei rifiuti che vanno in differenziata, il comune della Calabria più virtuoso nel 2013 per quanto riguarda il rapporto tra tonnellate di rifiuti urbani prodotti e, appunto, quelli raccolti con il sistema della differenziata. Segue Lappano, sempre in provincia di Cosenza, con il 70,61%, e poi Roccella Jonica, in provincia di Reggio Calabria, con il 70,42% di raccolta differenziata. A ruota Bocchigliero, di nuovo in provincia di Cosenza, con il 70,38%. Nota di merito per Pianopoli, nel Catanzarese (66,66%), mentre va malissimo in provincia di Crotone (Melissa è al 25%, Crotone al 15,48% e Crucoli al 13,33%. E sono i tre Comuni migliori). Risultati molto deficitari anche nei capoluoghi, con il solito mistero dei dati su Cosenza. Secondo l’Arpacal il capoluogo bruzio segna un 19,73% di raccolta differenziata (in aumento rispetto al 2012, quando era al 16,06). Nel novembre 2013, però, il sindaco Mario Occhiuto, parlando di emergenza rifiuti «calmierata» dai buoni risultati della differenziata, parla di una percentuale media, in città, del 37-40%. Circa il doppio di quella certificata dall’Agenzia regionale. E sì che tutto è relativo, ma pare che i dati sui rifiuti lo siano in maniera particolare. In ogni caso, Cosenza è il capoluogo in cui va meglio: Catanzaro è al 3,71%, Reggio Calabria all’8,26% e Vibo Valentia all’8,70%. Una specie di disastro.
QUELLI CHE DEVONO SOLDI ALLA REGIONE Disastro che rischia di essere peggiorato dalle ultime comunicazioni che arrivano dal dipartimento Ambiente. Che aveva già chiesto in maniera molto accorata – minacciando pignoramenti, in effetti – ai Comuni di saldare i debiti. Molti di essi, nonostante le sollecitazioni, hanno continuato a non pagare. E il dipartimento «ha proceduto a comporre un elenco dei Comuni morosi, sulla base del valore assoluto, in ordine decrescente, del debito maturato per l’annualità 2013». Il guaio è che, «nel primo trimestre 2014, circa il 90% dei Comuni calabresi risultavano inadempienti nel pagamento di quanto dovuto a titolo di tariffa per l’annualità 2013». E va da sé che la situazione era diventata ingestibile. Ora va un po’ meglio ma restano ancora parecchi denari da recuperare.
Al Comune di Cosenza, per fare un esempio, era arrivata una maxi “bolletta” da 2 milioni 334mila euro. L’amministrazione ha pagato soltanto 1 milione di euro. La parte rimanente, dunque, viene richiesta adesso con l’ingiunzione firmata dalla burocrazia catanzarese. C’è anche chi ha pagato quasi tutto, come il Comune di Palermiti (41mila euro versati su 48mila) o quello di Belmonte Calabro (resta un debito di 10mila euro su uno iniziale di 76mila). E c’è chi, come Cutro, si è limitato a un “anticipo” (77mila euro su 437mila). Idem a Isola Capo Rizzuto (pagati 48mila euro su 749mila). Rosarno ha versato 419mila euro, Polistena 178mila, Rovito 17mila, Monasterace 123mila, Bovalino 309mila, Santa Caterina allo Jonio 7mila, San Lucido 78mila, Bova Marina 40mila, Motta San Giovanni 150mila, Ardore 13mila.
Un Comune come quello di Castrolibero – nel quale si voleva realizzare una contestatissima cittadella energetica – non ha invece pagato nulla. Neanche dopo il minaccioso invito della Regione. Che non ha spaventato molto neppure le amministrazioni di Montalto Uffugo, Amantea e Bisignano, entrambe inermi dopo la prima sollecitazione.
Il dipartimento Ambiente, ora, «ingiunge di pagare entro e non oltre 30 giorni dalla notifica» dell’atto.
Altrimenti saranno pignoramenti.