di Matteo Dalena
La città vecchia soffre, e si ripetono crolli nel centro storico, segni dell’instabilità strutturale di molti degli edifici che affacciano su Corso Telesio. E’ una mattinata come le altre a Cosenza Vecchia. Tagliamo in due il torpore degli uffici, arrivando assieme ai vigili del fuoco: i residenti dell’antico stabile all’altezza del civico 19 sono allarmati per massicci pezzi di cemento che, tra la nottata di ieri e le prime ore della mattinata di oggi, sono venuti giù dai balconi del primo e del terzo piano.
Intere balconate si sgretolano candidamente, come se fossero di pasta frolla: in un centro storico i cui edifici recano inconfondibilmente i segni del tempo e l’assenza di una qualsiasi opera di ristrutturazione. Al terzo piano dell’antica dimora dalla facciata ormai stravolta un profondo buco nel soffitto, proprio vicino ad un maestoso colonnato, pone dinanzi ad un doppio sentimento: la maestosità di ieri e lo svilimento e l’incuria del presente.
L’Italia è il paese dei crolli, ed proprio la signora Italia, abitante indignata di Corso Telesio, che ci spiega come sia “impensabile rischiare di essere ammazzati da una pietra che ci cade addosso. Siamo in condizioni di non poter vivere più tra i crolli: una scossa di terremoto potrebbe essere fatale. Se a questo aggiungi i topi e la spazzatura. Questo non è più un centro storico: vogliamo un impegno da parte del nostro sindaco per una bella sistemata, perché a noi le luci nel fiume non ci servono”.
Sono passati sei mesi da quando il sindaco della città bruzia Mario Occhiuto, indirizzò una lunga lettera al premier Monti per chiedere una maggiore attenzione per il centro storico di Cosenza. Sotto gli occhi degli italiani, il disastro in Emilia per il terremoto.
Scriveva Occhiuto: “Sussiste un elevatissimo rischio che, come sappiamo, è dato dal prodotto di tre fattori: la pericolosità del luogo, la vulnerabilità dell’edificato e il valore in gioco. Lasciare questo patrimonio in balia del prossimo evento sismico, senza un intervento per garantire almeno la stabilità complessiva degli edifici, equivarrebbe a rinunciare alla speranza: in un colpo solo Cosenza potrebbe perdere passato e futuro“.
Da allora poco o niente se n’è saputo e la situazione continua a essere tragica: tra soffitti che vengono giù e quelli che rimangono in piedi sono preda di topi di cui i gatti hanno paura. In un contesto simile un bambino gioca con un bastone proprio sotto ad un’arcata semicadente. La mamma lo redarguisce con uno schiaffo: santa donna, vinta dalla preoccupazione e dalla paura per lo scempio e l’emergenza in atto.
IL SERVIZIO di Gabriele Fabiani: