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Preso a Rende Ettore Lanzino, l’ultimo boss di Cosenza

admin
Novembre16/ 2012

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Proprio come a Reggio, all’indomani della notizia politica, l’arresto del superboss. Dopo Mico Condello, detto u Pacciu, tocca a Ettore Lanzino, conosciuto come “Ettaruzzo” e ritenuto dalla dda il capo del crimine bruzio. Il latitante 57enne, ritenuto il capo dell’omonima cosca di ‘ndrangheta e ricercato dal 2008, è stato arrestato a Rende nel corso di una vasta operazione condotta dai carabinieri del Reparto operativo del Comando provinciale di Cosenza e del Ros, con la collaborazione dei “Cacciatori”. Si rifugiava in una mansarda di un residence di via Adige a Roges, con lui c’era Umberto di Puppo, fratello del Michele al centro dell’inchiesta terremoto su Rende e la cooperativa di servizi partecipata dal Comune. I carabinieri sono arrivati a lui con un’operazione spettacolare che ha portato a perquisire tutti gli appartamenti della palazzina individuata come il riparo di Lanzino. Le operazioni di cattura sono state agevolate dalla resa del boss e dei suoi fiancheggiatori. Davanti al comando provinciale dei carabinieri di Cosenza si sono radunati i famigliari degli arrestati.

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Lanzino è una figura storica del romanzo criminale cosentino, un capo carismatico proveniente dalla sanguinosa cosca un tempo guidata da Franco Pino. Al contrario del suo vecchio boss, non ha mai ceduto alle sirene del pentitismo ed è riuscito a manterenere negli anni il controllo del nuovo cartello criminale che domina gli affari illeciti della Provincia più vasta della Calabria. Lanzino è irreperibile dal settembre di quattro anni fa quando il gip di Catanzaro, Tiziana Macrì, ordinò il suo arresto per gli omicidi del cosentino Vittorio Marchio e del boss di San Lucido, Marcello Calvano. Di quei delitti Lanzino era ritenuto il mandante.

In manette nei mesi scorsi era finito anche un altro suo storico sodale, il killer Francesco Presta, arrestato dalla polizia in un alloggio universitario di Arcavacata, anche lui a Rende.

Nei mesi passati era stata intensificata l’attività di ricerca della primula rossa cosentina, il sentore che si trovasse a Rende era forte negli ambienti giudiziari. In un appartamento del palazzo Aterp di via Rossini a Rende, i carabinieri del Reparto Operativo di Cosenza, coordinati dal colonnello Vincenzo Franzese, e della Compagnia di Rende, guidati dal capitano Adolfo Angelosanto, avevano effettuato delle perquisizioni presso i suoi più stretti famigliari, scoprendo che la famiglia Lanzino non aveva titolo per occupare la casa dove abitava.

Nel Cosentino è l’arresto più importante degli ultimi anni dopo quello di Domenico Cicero, avvenuto nel 2006. Nei giorni scorsi una clamorosa inchiesta giudiziaria ha portato all’arresto per voto di scambio per Umberto Bernaudo e Pietro Ruffolo, ex amministratori rendesi e consiglieri provinciali del partito Democratico. Sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti è la Rende 2000, società che lavorava per il Comune e, secondo le accuse, sotto il completo controllo della temuta cosca Lanzino, da ieri alla ricerca di un nuovo capo.

 

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