E’ il turno di Catanzaro. Sciolto il consiglio comunale e annullata la proclamazione del sindaco Sergio Abramo, eletto per il Popolo delle Libertà. E’ quanto ha deciso il Tribunale Amministrativo della Calabria che ha accolto, in maniera parziale, il ricorso del centrosinistra che aveva denunciato brogli nelle urne. Erano state evidenziate presunte irregolarità, in particolare nei seggi numero 3, 4, 18, 24, 28, 37, 60 e 85, che sono quelli in cui si dovrà tornare alle urne. Il Tar con questa decisione, le cui motivazioni verranno motivate entro dieci giorni, con questa decisione ha confermato un dato gravissimo per la democrazia del capoluogo calabrese.
Già all’indomani del voto infatti, erano emerse denunce e anomalie serissime, in alcune sezioni si era votato due volte e molti registri apparivano ai controlli pieni di cancellature e di verbali farraginosi. Presumibile il ricorso al consiglio di Stato della maggioranza che per un anno ha governato la città come se niente fosse, proprio dopo un commissariamento venuto all’indomani delle dimissioni di Michele Traversa, anche lui capace di mantenere il centrodestra al governo della città un solo anno. Una situazione paradossale per i cittadini, che probabilmente dovranno tornare alle urne per la terza volta in tre anni alla ricerca di un sindaco. Chissà se per la terza volta ci proverà Salvatore Scalzo, giovane candidato di centrosinistra che esulta per la decisione del Tar con queste parole: “È un segnale molto bello per tutta la Calabria. Questa sentenza dimostra che le elezioni devono svolgersi rispettando le regole”.
Parole che fanno riflettere, guardando il quadro generale degli eventi, oggi rinfrancato da altre notizie. Reggio Calabria, con il Comune commissariato per ’ndrangheta, è una città sotto scacco per via di un dissesto finanziario imminente. I giudici contabili stanno rendendo noti numeri agghiaccianti: “I dati relativi al rendiconto 2010 evidenziano la presenza di residui passivi (debiti) per un ammontare di euro 679.244.753,17. In particolare, si rileva la presenza di partite residuali risalenti ad esercizi precedenti il 2006, relative ai titoli I (euro 7.403.818,11), II (euro 273.606.541,41) e IV (euro 2.182.599,31). I soli residui passivi di parte corrente, ammontano, a fine 2010, ad euro 158.293.619,83″.
La dichiarazione del dissesto, secondo le ultime norme introdotte in materia, potrebbe causare la fine della carriera per tutti gli amministratori che hanno partecipato a crearlo, sarebbe l’ennesimo terremoto politico.
Se Reggio e Catanzaro piangono, Cosenza non ride. A Rende è stata disposta la commissione d’accesso al Comune per presunte infiltrazioni mafiose dopo l’arresto dell’ex sindaco Umberto Bernaudo e dell’assessore Pietro Paolo Ruffolo, accusati di voto di scambio attraverso una cooperativa comunale sotto il controllo della potente cosca Lanzino. I due, del Partito Democratico, sono consiglieri della Provincia di Cosenza.
A Vibo Valentia la Provincia ha scelto di staccare la spina prima che gliela staccasse il governo Monti. Il consiglio provinciale non è riuscito ad approvare, nonostante gli ultimi disperati tentativi della Giunta, il Bilancio di previsione dopo la bocciatura di ottobre. Un testo scottante per via dell’inchiesta giudiziaria che riguarda la stessa provincia, che adesso è ad alto rischio della dichiarazione di dissesto finanziario da parte del commissario insediatosi nei giorni scorsi.
Aggiungendo il governo della Regione, con tre consiglieri finiti in manette e un quadro di sospetti crescente, la crisi della democrazia in Calabria appare terrificante.