Trenta bossoli di kalashnikov disseminati attorno ai corpi senza vita di una giovane coppia, è successo non in un suburbio messicano, ma a Vallefiorita, nel Catanzarese.
Giuseppe Bruno, di 39 anni, e Caterina Raimondi, di 29 anni, stavano uscendo dalla loro abitazione quando sono stati raggiunti da una raffica micidiale. Bruno è stato raggiunto al torace mentre la moglie è stata colpita al volto e i proiettili l’hanno completamente sfigurata. Prima di fuggire, chi ha sparato ha voluto lasciare anche l’arma del delitto vicino ai corpi straziati.
Un’altra tremenda puntata della faida dei boschi, che da anni imperversa nella zona del Soveratese lasciandosi alle spalle già una scia di terrore e una trentina di morti ammazzati, è questa la pista sulla quale stanno lavorando i carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro. I militari sono intervenuti dopo aver ricevuto una segnalazione da parte di alcune persone che avevano sentito le raffiche di mitra. Il fratello di Giuseppe Bruno era stato ucciso lo scorso anno in un agguato.
“Nella zona di Soverato – ha spiegato il capo della Dda – dopo gli arresti compiuti c’è un vuoto di potere negli ambienti della criminalità organizzata e le lotte intestine nascono dalla volontà di predominio sul monopolio delle estorsioni, ritenute fondamentali, da parte dei gruppi criminali della zona”.
Secondo le ipotesi di chi lavora al caso, Bruno – titolare di una agenzia di viaggi e gestore di un bar – dopo la morte del fratello era diventato un ambizioso capo della locale consorteria criminale. Storie che si dipanano fra Calabria e Lombardia. La “nuova faida dei boschi” infatti nasce all’indomani dell’uccisione di Carmelo Novella a San Vittore Olona in provincia di Milano. Il Novella viene identificato come il mentore della cosca del soveratese, denominata Sia-Procopio-Tripodi, che si insedia nel territorio storicamente “controllato” dai Gallace. Novella, ex alleato dei Gallace, era accusato inoltre di una forma di scissionismo poiché voleva creare delle ’ndrine nel Milanese indipendenti dalla casa madre. In questo scenario, secondo l’accusa, il gruppo Gallace-Leuzzi-Ruga decide di mettere ordine all’interno del territorio e di mandare un segnale preciso anche agli affiliati con mire scissionistiche al Nord.
Dopo numerose condanne e omicidi il regolamento di conti prosegue in terra di Calabria.