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Sedi vacanti, lo scandalo è in Calabria

admin
Marzo01/ 2013

reggio - palazzo di giustizia

di Matteo Dalena

Mentre gli occhi di tutto il mondo sono puntati sul seggio di Pietro, abbandonato da un papa stanco e “desideroso di nascondimento”, la vacanza di un’altra sede rende più che urgente porre fine ad un “conclave” che dura ormai da dodici mesi. Tanti ne sono passati da quando, il 9 marzo dello scorso anno, il procuratore generale di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone lasciò la scottante sedia reggina per assumere quella della capitale. Quel posto è ancora desolatamente vuoto. Un clamoroso regalo alle mafie, un epocale autogol nella lotta per porre argine al fenomeno ‘ndranghetistico nella nostra regione di cui si parla troppo poco.

Fate presto – così il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in una lettera al Consiglio superiore della magistratura – c’è urgenza di ricoprire gli incarichi direttivi e semidirettivi vacanti da tempo”.

La decisione, in pieno stile conclavista, pare essere complicata considerato lo stallo prolungato. La sedia che fu di Pignatone è provvisoriamente occupata da Ottavio Sferlazza, ovvero il procuratore aggiunto più avanti negli anni rispetto a Michele Prestipino e Nicola Gratteri. E sono proprio quest’ultimi, in qualità di candidati interni, i “papabili” nella corsa alla successione, anche se la quinta commissione del Csm sembra aver chiaramente indicato, mezzo votazione, il nome del procuratore aggiunto di Napoli Federico Cafiero De Raho. A giudicare dalle preferenze espresse in commissione (De Raho 6, Prestinino, Gratteri e Giordano 1) i giochi sembrano fatti, anche se l’ultima parola spetta al plenum del Csm. Ma altre sedie vuote reclamano un occupante: dalla procura di Palermo per la quale sono in lizza Roberto Scarpinato e Libertino Alberto Russo, a quella nazionale antimafia dopo l’addio di Pietro Grasso.

 Viviamo in un’epoca di “vacanza”, termine che nella sua accezione meno nota implica la condizione dell’essere vacante, privo di titolare. C’è chi abbandona per passare a miglior vita (e con i tempi che corrono nemmeno la dipartita sembra essere conditio sine qua non), ad un incarico più consono e gratificante e c’è chi abbandona semplicemente per protesta. In quest’ultimo caso la “sedia” assurse a vera e propria “crisi” nel 1965, quando la Commissione delle Comunità europee propose modifiche alla politica agricola comune, insieme all’introduzione di un bilancio comunitario autonomo e ad un rafforzamento dei poteri del Parlamento europeo. Deciso e netto fu il no della Francia “gollista” che rispose con l’assenza e il boicottaggio di tutte le sedute degli organi comunitari con conseguente arresto dell’attività della Comunità. La “crisi della sedia vuota” si risolse formalmente sette mesi dopo con il compromesso di Lussemburgo: una pacificazione auspicata, all’insegna degli emendamenti, delle cautele e della presa d’atto delle dannose conseguenze di una prolungata paralisi.

La celerità in merito a “sedie vuote” non è certo della Chiesa. Alla morte di Guy Foulques, ovvero papa Clemente VI (1268), “Santa Madre” restò senza guida per quasi tre anni. Finalmente, l’1 settembre 1271, i cardinali riuniti a Viterbo elessero papa Tebaldo Visconti, poi Beato Gregorio X. Quel conclave, svoltosi a Viterbo, è ricordato come il più lungo e il più drammatico della storia: il popolo, stufo delle ripetute e inconcludenti riunioni dei cardinali, prima li pose sottochiave e infine giunse a scoperchiare il tetto dell’edificio. Soggetti alle intemperie, alcuni cardinali si ammalarono gravemente e morirono. Le conseguenze furono tragiche ma… non meno degli effetti di altre contemporanee e reiterate vacanze.

Corsi e ricorsi che non possono appartenere alla modernità, questa nazione ha bisogno presto di un governo chiaro, che possa redimere anche le lentissime successioni all’interno della magistratura. Reggio Calabria non può più attendere.

 

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