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Brigante se more

admin
Aprile12/ 2013

brigante

di S. Alfredo Sprovieri

Il fatto non è abbastanza noto. Una testa di pecora è stata trovata mozzata e ancora sanguinante sull’uscio di un associazione culturale. Siamo nel centro di Serra San Bruno, poco prima delle 22 e 30 del 9 aprile gli attivisti presenti nei locali scoprono quello che vorremmo iniziare presto a chiamare inusuale. Sul posto sono intervenuti i due carabinieri per i rilievi del caso e i militanti dell’associazione Il Brigante il giorno dopo hanno anche fatto visita al questore per fare il punto della situazione.

Pochi misteri in realtà, è un gruppo di sinistra che opera la sua lotta politica al malaffare con le armi della cultura e in questi mesi sono stati in prima linea nella battaglia per l’acqua bene comune e contro i problemi derivanti della diga dell’Alaco. Dalla buona volontà di pochi giornalisti – Mmasciata.it ha deciso di lasciare la notizia è in homepage da novembre – si è arrivati a far conoscere questa realtà assurda al grande pubblico. Quella testa mozzata, posta davanti ad un muro che porta la scritta “No Alaco” significa che qualcuno ha voluto far presente alla gente che non si tollererà oltre, e come sempre il ricevente dei messaggi è il grande inviato ma chi è sul territorio. ’Ndrangheta e altre schifezze simili hanno paura delle parole e cercano di trasferirla agli altri come strumento di ricatto, mandando derelitti a sentirsi eroi della notte. In linea generale va sempre così, ma speriamo le indagini dimostrino che il caso dell’associazione Il Brigante sia l’eccezione.

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Intanto è venuto giù il solito fiume inquinato di solidarietà. Chi è arrivato in ritardo si è giustificato dicendo che il proprio addetto stampa non trovava il modellino precompilato e ha dovuto chiederlo al collega siracusano che la scorsa settimana ha fatto apparire l’onorevole di centro preoccupato per l’escalation di intimidazioni ai magistrati reggini. Cosa vi aspettavate, un’interrogazione urgente al ministro?

Sorpresa. La presenta Dalila Nesci, 26enne deputata a cinque stelle di Tropea, un passato da coordinatrice di “Ammazzateci tutti – Vibo Valentia”. In termini politici, un bello smacco agli altri esperti deputati calabresi e anche alla fondatrice del movimento antimafia e oggi deputata del Pdl Rosanna Scopelliti, che un mese fa scriveva alla Cancellieri per rafforzare la scorta del giudice Lombardo. In termini pratici invece, la Nesci ha chiesto ai ministri dell’Interno e della Giustizia se risultano collegamenti tra l’episodio e l’intimidazione subita da Sergio Gambino, membro dell’associazione “Il Brigante”, il 17 novembre 2011. E “se tali episodi dal linguaggio mafioso siano tentativi di cucire la bocca a esponenti della società civile che in Calabria s’impegnano ogni giorno per il bene comune, l’acqua, l’ambiente, la legalità e la democrazia, dimostrando coraggio e voglia di sovvertire le logiche dell’imposizione che finora hanno provocato emigrazione e silenzio”. La deputata ha chiesto anche di verificare la possibilità di maggiori tutele per gli appartenenti all’associazione.

Non li conosco, né conosco abbastanza quella parte dell’universo Calabria per scriverne in modo compiuto. Posso solo invitare ancora una volta a guardare quella luna che ci hanno indicato con le loro dita ed essere soddisfatto perché è da tempi non sospetti che con questo sito invitiamo tutti a farlo. Però ne ho viste e vissute tante di storie così per farle altre due righe. Altre due righe che parlino di un filo conduttore che parte da Rocco Gatto, il mugnaio ucciso nel ’77 a Marina di Gioiosa Ionica, fino a Giuseppe Sorgonà, 24enne parrucchiere steso in centro a Reggio Calabria nel 2011.

Un filo chiamato impunità, sottile e pungente, capace di innescare e legittimare la paura e l’omertà che non fanno cambiare le cose.

Eppure il filo può essere reciso, e proprio nei giorni che l’omicidio di Gianluca Congiusta ha trovato finalmente giustizia con la condanna al boss Tommaso Costa bisogna comunicarlo con più enfasi possibile che si può, per far capire ai tagliatori di teste di pecora e a chi arma le loro vigliacche mani che un giorno vicino o lontano pagheranno caro, pagheranno tutto.

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