Cosenza, capoluogo di provincia sconvolto dal barbaro omicidio della sedicenne Fabiana Luzzi a Corigliano, ha deciso di reagire con le armi che gli sono più consone, quelle della cultura. Comprensione, dialogo e diffusione sono gli elementi principali scelti per frenare l’incultura che apre le porte a qualsiasi violenza di genere.
Molte le tappe di un cammino iniziato tempo fa (leggi qui “Cosenza già le mani dalle donne“) ma che è stato accelerato dal tragico evento della Sibaritide. Dapprima un’importante risposta a caldo, con il convegno che si è occupato del “Sangue rosa” a Palazzo dei Bruzi. L’evento, patrocinato dal Comune di Cosenza e promosso dall’Animed (Associazione nazionale interculturale mediterranea), ha visto l’appassionata partecipazione dei ragazzi dell’istituto Luigi Palma di Corigliano, lo stesso frequentato dalla povera Fabiana. I lavori sono stati aperti da Cinzia Falcone, presidente Animed e vi hanno partecipato il sindaco Mario Occhiuto, il questore Alfredo Anzalone, il vice prefetto vicario Massimo Mariani, in rappresentanza del prefetto Raffaele Cannizzaro, il comandante provinciale dei carabinieri Francesco Ferace, ed il noto criminologo Francesco Bruno.
Seconda risposta forte delle istituzioni arriva dalla Provincia di Cosenza, con la stipula dell’atto che conferisce i locali di un’ala del palazzo di governo di Piazza XV Marzo allo storico centro antiviolenza Roberta Lanzino. Nel Salone degli Stemmi
è stata siglata l’intesa che segna la collaborazione tra l’istituzione rappresentata dal presidente Mario Oliverio e il Centro rappresentato da Daniella Ceci. Durante l’ufficializzazione dell’accordo erano presenti l’assessore alla Cultura e alle Pari opportunità Maria Francesca Corigliano e l’assessore alla Formazione professionale Giuseppe Giudiceandrea. Quest’ultimo, rappresentante dell’assessorato che fisicamente ospiterà la sede operativa del Lanzino, ritiene che questo accordo entri a far parte di diritto nelle pagine più belle di Cosenza, per aver liberato un presidio storico dal canone di locazione che lo stava asfissiando fino a minacciarne la sopravvivenza.
Poi ci sono le tante risposte culturali di associazioni e cittadini impegnati, che non smettono mai di interrogarsi sulla tematica quanto mai scottante. Ci pare di poter dire che venerdì 28 giugno alle 17 e 30 nel chiostro di Santa Chiara nel centro storico di Cosenza ci sarà un’importante iniziativa che idealmente le raggruppa. Si chiamerà W.I.F.E.
“Ma quello che vorrei continuare a dire alle donne, anche dopo la mia morte, è di non perdere mai il rispetto di se stesse, di avere dignità. Sempre. Ripensando alla mia vita non ho mai permesso che mi si mancasse di rispetto”.
Questa frase, tratta da una intervista su Liberetà rilasciata qualche anno prima della sua morte da Franca Rame, campeggia sui manifesti dell’iniziativa W.I.F.E. L’acronimo sintetizza i temi che verranno affrontati, ovvero Welfare, Infanzia Femminicidio, Equità.
La Biblioteca Civica di Cosenza ed il Centro Interdipartimentale di Women’s Studies “Milly Villa” dell’Università della Calabria intendono avviare una discussione inclusiva e orientata al superamento degli stereotipi culturali che in Italia purtroppo persistono in fatto di politiche di genere, attraverso la promozione di una cultura diffusa e la prevenzione alla violenza attraverso la narrazione di buone prassi e di politiche di conciliazione. L’incontro, organizzato e introdotto da Maria Cristina Guido, attivista politica e animatrice di reti e riflessioni su Gender Mainstreaming e Femminicidio, vuole discutere di tutte quelle dinamiche o azioni concrete che, se applicate, possono scaturire in un circolo virtuoso che consente ad esempio alla donna di poter usufruire di maggiori servizi per la tutela dell’Infanzia o per la cura degli anziani, tali da poterle consentire di inserirsi nel mercato del lavoro e magari infrangere quel cosiddetto ‘tetto di cristallo’ che impedisce oggi a molte di poter raggiungere posizioni apicali o di poter garantire quella pari dignità sancita da ben tre articoli della nostra Costituzione.
La giornalista Francesca Caruso modererà il dibattito impreziosito dai contributi di Monica Zinno, Presidente dell’Associazione Infanzia e Adolescenza “G. Rodari”, di Marina Pasqua, legale del Centro Anti Violenza “Roberta Lanzino”, di Emiliana de Blasio, vice direttore del “CMCS”, center for media and Communication Studies, docente di Media Gender e Politica alla Luiss e Gender Studies alla Pontificia Università Gregoriana e di Giovanna Vingelli, Direttrice del Centro Interdipartimentale di Women’s Studies “Milly Villa”, docente di sociologia dell’Università della Calabria.
Saranno presenti anche diverse amministratrici ed amministratori locali, insieme a studiosi del settore come la giornalista di Calabria Ora Mariassunta Veneziano e lo scrittore cosentino Sergio Aquino, fra gli autori del Libro da poco pubblicato dal titolo ‘Il futuro che non c’era’, ma anche alcune delle referenti nazionali e regionali delle ‘Democratiche’ Calabria, oltre alle rappresentanti di associazioni tra le quali ‘Se non ora quando’ Reggio Calabria, ‘Cif Castrovillari’, ‘Khoreia 2000’, ‘Volare a Santo Stefano’, ‘Mammachemamme’ e ‘MEDiterranean MEDIA‘ che si occuperà della raccolta firme per chiedere il rifinanziamento del ‘Progetto Donna’, a cura di Nadia Gambilongo. Infine verranno esposte le immagini della Campagna di Comunicazione “ #cittatucasifimmina: le donne in Calabria (non) valgono zero”, a cura della Efferre Communication.
L’evento sarà seguito da Mmasciata.it con la diretta social alla quale si può interagire twittando con la parola chiave #wifeCs