Beh, il non ammettere che ora somiglia persino ad un’autostrada sarebbe ingiusto. Qualcuno dovrebbe anche avere il coraggio di dire che ne esistono di peggiori in altri posti d’Italia, ma il punto non è questo. Il punto è che i lavori di ammodernamento sulla Salerno-Reggio Calabria non sono finiti “entro il 2013” come testardamente avevano ripetuto i vertici dell’Anas e le istituzioni politiche. Sì, è vero, probabilmente si riferivano alle opere cantierizzate e non all’intera opera iniziata ormai più di 50 anni fa. Ma il fatto è che non sono stati ultimati nemmeno i lavori cantierizzati.
Non era difficile prevedere gli ennesimi annunci a vuoto, ci sono 26 anni di precedenti e miliardi e miliardi di euro spesi. Nello stesso tempo e con le stesse somme gli antichi egizi avrebbero costruito a mani nude una decina di piramidi. Eppure la A3, definita da una famosa inchiesta il corpo di reato più lungo d’Europa, è l’opera fondamentale per una qualsiasi speranza di riscatto in Calabria. Meriterebbe un’attenzione alta e costante eppure è raramente in quella cosa strana che chiamano agenda politica, copla anche dei media e della società civile. Perché, nemmeno in una stagione molto sensibile verso il tema delle infrastrutture sostenibili (dal Ponte alla Tav e oltre ancora), non è mai nato un comitato, un’associazione, un movimento contro gli sprechi e gli scandali che hanno ricoperto la Salerno-Reggio?
Misteri calabresi. Per scoprire invece qual è l’avanzamento dei lavori, e provare a fare un’ipotesi seria di consegna dell’opera ultimata, basta dare un’occhiata al sito dell’Anas, aggiornato ad ottobre 2013:
L’azienda, come già noto, ha chiesto ulteriori 3 miliardi di euro per 58 km e 8 nuovi svincoli da realizzare prima di poter finire la A3 (QUI il dettaglio) e ha spostato all’estate del 2014 la chiusura dei cantieri. Intanto il presidente Ciucci, per il quale sono state chieste le dimissioni, fa quadrato e incassa la nomina per altri due anni alla guida di Anas dal governo Letta. La lega Nord fa la sua parte mettendosi di traverso in Senato e diffidando il ministero a stanziare nuove risorse per l’opera meridionale. Chiede anzi di stabilire il pedaggio sulla A3.
Infine, facendo i calcoli in base ai precedenti, l’ultima pietra sulla A3 potrebbe essere posta non prima del gennaio 2019, ma – sempre in base al già vissuto – a breve assisteremo alle dichiarazioni di chi si dimostrerà convinto di poterlo fare entro la fine dell’anno.
S. Alfredo Sprovieri