dai nostri inviati
Le Termopili ai piedi della Sila sono presidiate dai 300 di Celico. Qui sono in arrivo i rifiuti indifferenziati dell’eterna emergenza ambientale calabrese. A stabilirlo la legge numero 543/9 (leggila QUI) approvata oggi in consiglio regionale in cui in sostanza si apre, senza molti vincoli in verità, anche alle strutture private per tamponare la crisi che ammorba le strade di ogni posto della Calabria dopo la chiusura della discarica di Pianopoli.
E’ l’ultimo atto di un braccio di ferro con le popolazioni che gravitano attorno al centro di compostaggio di contrada San Nicola; già da domenica si sono ritrovate in diverse centinaia nel centro di Celico sotto l’impulso dei comitati ambientali che da anni lottano contro lo sventramento di questa montagna al centro di uno dei polmoni verdi più grandi e significativi del Mediterraneo. Si lotta contro una discarica che lambisce il parco nazionale della Sila, candidato a diventare presidio Unesco.
Il presidio alla strada che porta alla discarica da quel giorno è permanente. Si sale seguendo sempre le informazioni per il cimitero, poi la stradina scende e risale attorno ad un piccolo manufatto di culto. Il sindaco ha vietato il transito ai mezzi pesanti, che comunque incontreranno la resistenza di mezzi pensanti. L’assemblea alle 22 procede in un clima di unità e riconoscenza reciproca, i ragazzi che da anni lottano contro questo problema sono riusciti infine a smuovere le coscienze dei molti, riscattando la dignità di tutti. Le amministrazioni locali appoggiano, persino fisicamente, una battaglia portata avanti principalmente da molti giovani. La musica si arresta per rischiarare una voce rauca nella vallata: “E’ giunta l’ora di tornare a fare i briganti!” grida fra gli applausi un membro del comitato prima di spiegare ancora una volta che non è in atto nessuna sindrome da “non nel mio giardino” ma si sta assistendo a una battaglia di legalità di un territorio che registra alti tassi di raccolta differenziata (media oltre il 60%) e non può accollarsi il cosiddetto “tal quale” in una struttura
privata non pronta – secondo i diversi atti ufficiali messi in fila al microfono – ad ospitarli. Il comitato condanna i decenni di immobilismo della politica calabrese in materia ambientale e chiede di poter sedere al tavolo insieme a tutti gli altri analoghi gruppi di lotta della regione per un piano di rifiuti che metta mano al problema lontano dalle logiche emergenziali che finiscono per ingrossare sempre le stesse tasche a danno della salute dei cittadini.
Applausi e poi diversi gruppi in cui ci si conosce, e ci si affida conoscenza. Il presidio si ingrossa intorno alle 23, si formano i gruppi di lavoro che all’indomani faranno il giro dei paesi della Presila per distribuire materiale informativo alle popolazioni, poi torna a diradarsi alla mezzanotte, quando i trecento di Celico si stringono verso le poche tende. Molti al mattino andranno a lavorare e otterranno il cambio di chi è andato a dormire a casa. Ci si raccomanda di dare l’esempio e tenere pulito, poi ci si rimanda al giorno dopo.
Molte le cose da fare con un sole alto che splende forte. Si scrivono i cartelloni e gli striscioni, si stampano i volantini e si gira in macchina per fare speakeraggio. Alle 16 in prefettura a Cosenza è previsto un vertice degli amministratori della zona con il prefetto, i cittadini sono convocati fin dalle 15 e 30 a manifestare il proprio dissenso davanti al palazzo, poi, per le 21 del 18 febbraio 2014 è convocato un sit-in permanente al presidio delle Termopili di Celico, in teoria dalla mezzanotte potrebbero arrivare 50 camion al giorno colmi di rifiuti indifferenziati. Come nella vicenda degli spartani non sembra la paura a governare questi uomini e donne, ma solo una cresciuta percezione delle cose. E proprio come in quella giornata storica l’aria fredda comincia a riempire i polmoni con i secolari pini piegati dal vento della notte che incombe.
“Le sue mani sono ferme. La sua forma: perfetta”.
(S. Alfredo Sprovieri)
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