Il bavaglio a L’Ora della Calabria continua. Ieri il segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria e vicesegretario nazionale Fnsi Carlo Parisi, il Comitato di redazione del quotidiano L’Ora della Calabria e il direttore Luciano Regolo hanno incontrato il liquidatore della società editrice C&C Giuseppe Bilotta, accompagnato dal suo avvocato Ugo Celestino. La proprietà non ha accolto la richiesta di rimuovere l’oscuramento del sito, mettendo così i giornalisti della redazione, rientrati dallo sciopero di tre giorni, nella condizione di non poter svolgere comunque il proprio lavoro. Come se ciò non bastasse, la proprietà ha paventato l’intenzione di avanzare in queste ore le pratiche per licenziamenti di massa.
Il direttore Regolo, congiuntamente al sindacalista Parisi, ha spiegato che questo provvedimento, “oltre che ingiusto, è privo di ogni giustificazione, anche ai fini di tutela del bilancio, era oltretutto illegittimo, come era stato fatto notare durante l’incontro, in quanto il sito stesso non risulta di proprietà della società in liquidazione ma di un dipendente amministrativo che lo registrò a titolo privato prima che la stessa società fosse costituita. È evidente, quindi, che la scelta di oscurare il sito è stata adottata con il solo intento di tacitare la voce dei giornalisti de L’Ora, impedendo loro di richiamare alla pubblica attenzione una serie di stranezze ravvisate nell’intera procedura di liquidazione e riconducibili tutte al rapporto tra la società editrice e lo stampatore Umberto De Rose”.
L’Ora di Calabria, ex Calabria Ora, è un giornale dalla storia travagliatissima, con quattro direttori nell’arco di otto anni, una miriade di passaggi di proprietà editoriali e più di una vicenda pendente in tribunale; negli ultimi mesi è assurto alle cronache internazionali con il caso di Tonino Gentile, ovvero il tentato oscuramento della notizia di un’indagine a carico di un figlio di un sottosegretario in pectore. Nel corso della famosa telefonata fra lo stampatore Umberto De Rose e l’editore Alfredo Citrigno emerse la frase: “Attento che quando il cinghiale è ferito mina ad ammazzare tutti”. Con il paventato invio di lettere di licenziamento da parte della proprietà all’intero corpo redazionale, emerso nel corso dell’incontro di ieri, il cerchio sembra chiudersi ma stavolta purtroppo senza quella eco mediatica richiamata dal precedente caso politico.
All’ipotesi di licenziamenti Parisi, il Cdr e il direttore della testata si sono opposti fermamente parlando di atto ritorsivo e di provvedimento ancora una volta illegittimo e, congiuntamente al tentativo di rilevare la testata, hanno annunciato che verranno adite le vie legali a tutela del diritto e delle libertà dei giornalisti, in Calabria da anni calpestati oltre il tollerabile.
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