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L’AVVELENATA | Discarica di Celico, quattro sindaci e un funerale

alfredo sprovieri
alfredo sprovieri
Settembre09/ 2015

di S. Alfredo Sprovieri

Il Comitato Ambientale Presilano ieri sera era come l’onestà di Giovenale, che è lodata da tutti ma muore di freddo. Nel paese dell’abate Gioacchino non è più tempo di volare alto. Restiamo con i piedi per terra è stato il monito della politica locale a chi ormai da anni non fa che chiedere una sola cosa: la chiusura della discarica di Celico.

assemblea 8 settembre 2
L’intervento di un membro del Comitato Presilano Ambientale (foto da Facebook)

Una villetta poco illuminata con poco più di 150 cittadini, carabinieri vigili urbani e digos, deputati e consiglieri regionali, molti amministratori della zona. Tutto in diretta streaming (guarda). Gracchia il microfono, ma il rumore maggiore è degli assenti. Eppure la puzza (quantomeno la nauseabonda puzza) che rutta la montagna sazia di rifiuti la avvertono a migliaia in questo comprensorio, soprattutto d’estate. Perché in tanti non partecipano a queste importanti assemblee? Le cose gli vanno bene come sono o non si fidano più di chi dice di volerle risolvere?

La prima risma di interventi è accolta da molti applausi. La relazione introduttiva del C.a.p. (l’accostamento con il codice d’avviamento postale ne suggerisce proprio il limite maggiore, ovvero quello di affrontare una tematica locale con dinamiche localistiche) mette da parte la ricerca delle responsabilità (che starebbero alla magistratura che non c’è) e spiega perché – a suo lungamente argomentato dire – la discarica di Contrada San Nicola va chiusa subito: “Perché è illegale e pericolosa”. I sindaci del comprensorio hanno firmato un documento a loro congiunto destinato al governatore e seguono sulla scia dell’entusiasmo, dando la propria disponibilità a partecipare “tutti insieme in questa battaglia di civiltà”. Sembra fatta; oggi tutti sciorinano argomenti che qualche anno fa sembravano tabù in bocca a pochi stolti, tipo quello che questa fascia di popolazione è pressoché l’unica della Calabria a fare con criterio da tempo la differenziata porta a porta e che ciò nonostante deve interrare nelle proprie montagne e nelle proprie coscienze le emergenze ambientali di altre scriteriate zone della Calabria.

Il documento sottoscritto da tutti i sindaci della presila, dal consigliere regionale Giudiceandrea e dal Comitato Ambientale Presilano
Il documento sottoscritto da tutti i sindaci della presila, dal consigliere regionale Giudiceandrea e dal Comitato Ambientale Presilano

A proposito, una notizia: sulle coste se ne vanno i turisti e possono tornare i rifiuti. Lo ha annunciato il sindaco di Celico in finale di serata, invocando l’applauso a corredo: per decisione della Regione Calabria, dal 14 settembre quello dei rifiuti delle coste non sarà più un problema di questa montagna ma di qualche altro sventurato buco calabrese, tipo Bucita di Rossano. Una vittoria locale figlia del recepimento delle istanze, ma che a ben guardare è l’ennesima sconfitta di tutti. Svilente, come altro definire il fatto che per evitare agli occhi degli avventori stagionali il consueto accumulo di rifiuti sul lungomare si fa un balletto di campanili e tappeti sotto i quali nasconderli?

Un piano di rifiuti adeguato a 10 anni fa sarebbe bastevole a risolvere il problema, ma la Calabria un piano rifiuti ancora non ce l’ha. Eppure, e ci avviamo a fare la cronaca degli ultimi interventi della serata, concetti come quello di Rifiuti Zero, che ad otto anni del suo arrivo in Italia è strategia attuata in 213 comuni per un bacino complessivo di 4.468.197 di abitanti, cominciano a diventare di uso comune nell’agenda politica anche a questi meridiani. Nei convegni, si intende. Lo utilizzano anche a Celico deputati e consiglieri regionali per spiegare alle persone quanto (e mai perché) i tempi della politica siano elefantiaci rispetto alle rapide esigenze dei cittadini. Si tratta di amministratori di diverso ordine e grado che dimostrano buona volontà, e che in fondo sono gli unici a metterci la faccia in un problema di non facile risoluzione, ma semplicemente non basta. Nel mezzo di vicende burocratiche ai limiti del concepibile gli occhi di tutti sono infatti puntati sulle decisioni che pioveranno dopo il 30 di settembre, data in cui scadrà l’ennesima proroga dell’emendamento Orsomarso (colui del famoso spot “cinni vù bene ara Calabria”) che in buona sostanza ha reso possibile in Calabria il business privato dei rifiuti nelle discariche pubbliche. Per invocare la grazia (cioè il mancato rinnovo) ci sarà probabilmente una fiaccolata, e sarà anche grazie alla massiccia presenza che dal governo regionale stavolta arriverà un segnale di discontinuità: ne sono certi i grandi elettori presilani di Oliverio, ma che passi da picchetti o da carte bollate il “funerale della discarica” evocato nella serata un po’ da tutti appare ancora fosco nei fatti.

Anche perché per celebrarlo servirebbe uno scatto corale di dignità, e la storia dice che nei popoli, come la fame, l’indignazione viene e passa, ma la dignità una volta persa non torna piú.

alfredo sprovieri
alfredo sprovieri

Nel 2002 ha fondato "Mmasciata". Poi un po' di tv e molta carta stampata. Più montano che mondano, per Mimesis edizioni ha scritto il libro inchiesta: "Joca, il Che dimenticato".

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