Sedici anni, sabato mattina, si scende dal pulmann, lo zaino scarabocchiato col pennarello, i messaggini. Al paese ci si sveglia prima e si arriva prima davanti scuola, si torna a casa più tardi. Chiunque abbia voluto far diventare tutto questo un orrore di fumo, urla e sangue meriterebbe le parole più brutte del vocabolario.
Melissa a casa non ci tornerà più, Veronica lotta disperatamente per continuare la sua giovane vita, mentre tanti altri porteranno impressa la paura e il dolore addosso. E’ assurdo. Noi siamo ragazzi come loro, e oggi siamo con loro.
Noi non capiamo, come tutti gli altri. Nel pomeriggio siamo andati in piazza, a Cosenza; si vociava, come tutti gli altri. Tentavamo di reagire in qualche modo, come hanno provato a fare in tutto il Paese: i più piccoli chiedevano cosa fosse davvero successo ai più grandi, quelli abozzavano, ma a loro volta cercavano qualcuno più grande di loro che potesse spiegargli. Hanno 30 anni, quelli di 70 ne hanno visto di bombe e dicono la loro, ma la verità è che nessuno ha visto mai qualcosa del genere.
Perché è successo? Chi è stato? Cosa succederà adesso? Ci rendiamo conto di una cosa: quanto è successo a Brindisi capita in anni particolari. Noi vogliamo affrontarli senza paura.
Lunedì mattina ci si alza presto, si scende dal pulmann, sedici anni, lo zaino scritto col pennarello, i messaggini.