Si chiama Giovanni Vantaggiato: avrebbe confessato il presunto attentatore che il 19 maggio scorso, davanti alla scuola Morvillo Falcone di Brindisi, strappò la vita di Melissa Blasi e ferì in modo grave altre cinque studentesse. Sessantottenne, ex benzinaio proveniente dalla periferia leccese di Copertino, non avrebbe sostenuto le pressanti domande dell’interrogatorio fiume coordinato dal capo della questura di Lecce Vincenzo Carella.
Ad inchiodare il presunto attentatore, a bordo della sua Fiat Punto, ci sarebbero le immagini di alcuni impianti di videosorveglianza della zona registrate nei momenti precedenti all’esplosione delle tre bombole di gas sistemate con un timer all’interno di un cassonetto della spazzatura e poi avvicinate, presumibilmente, dallo stesso uomo all’ingresso della scuola. Altri riscontri hanno indirizzato gli inquirenti sulle sue tracce. In primo luogo la somiglianza spiccatissima con la persona ripresa dalle telecamere del chiosco vicino alla scuola. E poi una contraddizione che sarebbe stata verificata tra alcune delle sue affermazioni agli inquirenti e il contenuto dell’intercettazione di un dialogo con la moglie.
Vantaggiato avrebbe agito mosso dal forte risentimento nei confronti di una giustizia che in passato lo ha intrappolato in un lungo processo per truffa ai suoi stessi danni. Il sessantottenne di Copertino non ebbe mai indietro quel denaro. Le tre bombole di gas avrebbero dovuto colpire il Palazzo di Giustizia, situato ad un paio di centinaia di metri dalla Morvillo Falcone.
Intanto proseguiva senza sosta l’attività di pattugliamento del territorio disposta dal questore di Brindisi Alfonso Terribile: in tutto 1400 persone controllate, 32 perquisizioni disposte e un instancabile servizio di oltre 100 agenti che “presenziano all’ingresso e all’uscita degli studenti, monitorano persone e veicoli, osservano, attuano simultaneamente perquisizioni e posti di blocco, eseguono controlli mirati su soggetti di elevata caratura criminale, esercitano pressione su persone orbitanti organizzazioni criminali”. Lo zelo degli agenti impegnati nelle indagini è pari a quello profuso dai medici del Centro Ustioni Pisa nelle cure a Veronica Capodieci, studentessa sedicenne rimasta gravemente ferita nell’attentato e sottoposta ieri al terzo intervento chirurgico. Per la ragazza, vicina alla fase riabilitativa e in attesa di una risolutiva operazione “di rifinitura”, si prospetta la fine di un lungo e oscuro incubo iniziato quel tragico 19 maggio con una vigliacca e luminosissima deflagrazione destinata a non rimanere impunita, visto che ora il bombarolo ha un nome e un cognome. Fino a prova contraria.
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