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Le elezioni giù al Nord: Bologna

admin
Febbraio19/ 2013

bologna 1

di Mariarosaria Petrasso

Il passaggio a Nord-Est che profuma ancora di Sud. La città che ancora rimane tale, senza pretese da metropoli. Vicoli e piazze che si stringono attorno agli occhi, senza stupire come gli spazi torinesi. Bologna ha un’anima bohemien, informale e a tratti anonima.

In una mattinata tiepida ci aspetta Luca Irwin, cosentino trapiantato da anni a Bologna

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che ci guida per le strade meno affollate, in un’ideale passeggiata ai margini di quello che dovrebbe essere il classico giro. Pranziamo da Vito, una trattoria vecchio stile con le foto di Dalla e Guccini alle pareti, un corrispettivo del nostrano Cugino di Dipignano.

Attraversiamo quartieri residenziali e anche qui non si percepisce di essere a una settimana dal voto. I pochissimi spazi temporanei di affissione sono inutilizzati, solo un manifesto del M5S e un Bersani già mutilato dallo strappo di qualche vandalo. O di un solerte oppositore.

Nei pressi di piazza Nettuno uno stand semi-deserto della Lega Nord, a pochi passi un ragazzo con un megafono che suscita un certo interesse. È una campagna contro la vivisezione. Più avanti ancora c’è un capannello di gente che guarda una piccola banda suonare una tarantella, mentre una zingara s’improvvisa gitana.

Con Irwin c’interroghiamo sul perché ci sia una così grande differenza comunicativa, perché Cosenza è tappezzata di manifesti e queste città del Nord sembrano così fuori dalla cronaca. Ipotizzo una comunicazione “sensazionalistica” che qui non funziona più, mentre diventa segno distintivo in una città come Cosenza. E mi viene in mente una poesia fulminante di Franco Costabile.

Elezioni,

processioni,

damaschi sui balconi.

L’onorevole

torna calabrese.

Probabilmente i voti si raccolgono ancora così, con il populismo popolar-clientelare che vede nell’amicizia con il politico un mezzo di emancipazione sociale, oltre che l’acquisizione di uno status che rende diversi – nell’immaginario migliori – di chi invece non ha nessun santo in paradiso.

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E di gente senza santi qui se ne vede tanta. Nel treno per Milano compaiono dei biglietti che chiedono aiuto, lasciati da uomini e donne dimenticati da Dio che sperano di trovare qualche spicciolo quando ripasseranno a prendersi il loro messaggio, tristemente uguale ad ogni vagone. Bologna, dopo le Torri degli Asinelli, le sue chiese e portici, la magia della finestrella di Canal di Reno, ci saluta con una scritta su un muro del ghetto ebraico: “Vota Gullo”. Io e Irwin sorridiamo. L’onorevole torna calabrese.

 

LEGGI ANCHE: Le elezioni giù al Nord: Torino (qui)

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