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Trasporti pubblici paralizzati: dove sta la novità?

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Giugno03/ 2013

calabro autostazione

di Matteo Rosa

Tutta la Penisola ha dovuto fare i conti con lo sciopero del trasporto pubblico, cosa che si ripeterà spesso in questo mese di giugno. Per i pendolari di tutta Italia sarà un mese da ricordare a lungo, noi invece non ci preoccupiamo più di tanto, ogni volta che l’Italia si paralizza siamo da così troppo tempo paralizzati che nemmeno ce ne accorgiamo.

Era Modena, nel 1995. Pochi giorni trascorsi in compagnia di amici utilizzando mezzi pubblici e treni delle ferrovie secondarie mi fanno scoprire il concetto di “integrazione tariffaria e vettoriale”: le ferrovie secondarie sono gestite dalla stessa azienda del trasporto pubblico comunale, col biglietto del trenino quindi, si viaggia anche sui bus urbani ed in particolare su una linea circolare che tocca tutti i punti principali della città, stazioni (FS e secondarie) comprese, con orari da e per la stazione secondaria in perfetta coincidenza con i trenini.

Per anni a seguire, ogni qual volta parlerò di Modena, vanterò questo servizio chiedendomi in quante altre città d’Italia esiste o verrà realizzato; da noi, Cosenza, era pura utopia. D’altronde, nella sola provincia cosentina, ci sono quasi 25 aziende che si abbeverano ai finanziamenti regionali del “trasporto pubblico locale” (TPL), quando se ne contano 6 in tutto il Lazio e 22 in tutta la Lombardia. Di queste quasi 25 aziende, più di qualcuna ha poche linee con poche corse giornaliere, su percorsi pressoché interamente coperti da altre aziende e negli stessi orari.

Nel 2001, sembra un’era geologica fa, arrivava la lieta novella anche per Cosenza: “Nasce Bin-Bus, scendi da un mezzo e sali sull’altro”. Incredibile: il mio sogno si avvera! Amaco, Ferrovie della Calabria, Consorzio Autolinee (che nel frattempo assorbe Costabile) e Trenitalia uniscono le loro forze; con un solo biglietto si arriva in città da quasi tutta la provincia e si viaggia sulla rete urbana. No, non è possibile… qualcosa non mi quadra… troppo bello per essere vero…

Infatti l’integrazione tariffaria stenta a diventare vettoriale: col biglietto Amaco (o Consorzio) non sempre riesco a prendere i mezzi del Consorzio (o Amaco), la concorrenza resta e si esplica in modi davvero grotteschi, ad esempio fermate Amaco e Consorzio distanziate di pochi metri sulla stessa strada… magari solo una delle fermate ha la tabella e l’altra è “virtuale”, nota solo ai viaggiatori abituali ed al personale… Il passo successivo è dividere la cosiddetta “zona gialla” (Cosenza, Rende e aree limitrofe), alla faccia delle parole sulla cosiddetta “area urbana” il Campagnano diventa nuovamente confine nazionale, io che abito praticamente a ridosso di questo confine preferisco farmi un pezzo a piedi e prendere un biglietto che vale per una sola “nazione” risparmiando sensibilmente.

Questi sono i vettori urbani, ma anche sul fronte extraurbano si segnalano “fenomeni paranormali”, in primis sul fronte ferroviario con Trenitalia che ben presto manifesta insofferenza e si defila. Ferrovie della Calabria, poi, raggiunge l’apice: si fa la guerra da sola, tra settore automobilistico e ferroviario, per cui il biglietto dell’autobus non vale sul treno e viceversa, nonostante percorsi e prezzi coincidano. Anni complessi. A dispetto degli slogan i biglietti Bin-Bus sono “digeriti” a fatica sugli autobus, ma fermamente rifiutati sul treno. Poi ogni tanto si dichiara la scadenza di certi tipi di biglietti, così capita di sentirsi trattati da “portoghesi” solo perché in possesso di un biglietto “fuori corso” (inutile dire che di questa scadenza non v’è traccia sul sito, che dovrebbe essere un organo di informazione ufficiale soprattutto per chi non è viaggiatore abituale).

Ho l’impressione in quel periodo che questo grande matrimonio non durerà a lungo, e le crisi coniugali non tardano a manifestarsi. La politica cosentina dimostra mani, piedi, braccia e gambe nelle aziende del TPL, diffonde comunicati rassicuranti, anzi apre ad un ampliamento della famiglia verso aziende abbastanza importanti della provincia. Di buono c’è che solo che, negli anni, la regione razionalizza i finanziamenti ed in qualche modo “impone” alle aziende minori (quelle con la sola linea su percorsi già coperti negli stessi orari) di unire le proprie forze o quanto meno di dimostrare un chilometraggio significativo.

Siamo al 2013. Le aziende del TPL sono molte di meno, anche perché la crisi non ha certo risparmiato il settore, ma il Bin-Bus ormai non c’è più se non per la zona Cosenza-Castrolibero (QUI il comunicato dell’azienda) e nel nome di qualche ufficio che fa capo all’Amaco. Anche nella cosiddetta “area urbana” capita di prendere un mezzo con un biglietto acquistato qualche settimana prima ed incappare in un controllore che tanto non fa la multa perché capisce la buona fede, ma spiega (non senza imbarazzo) che quel biglietto non vale più in quanto riporta un minuscolo logo di un’azienda che ha divorziato dalle altre. Anche se il prezzo è lo stesso ed il “nuovo biglietto”, a meno di quel minuscolo logo, è di fatto uguale.

Chissà che succede a Modena (quando non c’è sciopero), purtroppo non ho più contatti con quegli amici… ma se dovessi riprenderli, fra metro leggera chimera e servizi ormai base dappertutto che qui collassano ogni giorno, cercherò di scendere dall’argomento… per salire su un altro.

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