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Poteva tornarci da Capo dello Stato, il professore, nella sua Cosenza, ma confida di non aver mai davvero pensato di poterlo diventare. “Mi sarei ritirato per favorire Prodi, ma quando ho saputo che nemmeno i loro l’avrebbero votato ho deciso di non ritirarmi. Alla mia veneranda età ammetto di essere un po’ stanco, ma giro l’Italia per far capire che non c’è bisogno dei singoli, ma del collettivo“. L’arrivo di Stefano Rodotà a Cosenza è legato ad una profonda passione civile e politica in difesa della Costituzione della Repubblica. Il vigile urbano cerca di mantenere l’ordine su via Galluppi, non fa parcheggiare prevedendo l’arrivo del professore da un momento all’altro, come biasimarlo, abituato ai codazzi di autoblu per consiglieri regionali si aspetta l’imponente arrivo del quasi Presidente, ma quello spunta a piedi, passeggia pacato per la strada fermandosi a chiacchierare con tutti. Al teatro dell’Acquario, in pieno centro, incontra le associazioni che hanno aderito all’appello “La via maestra” per la difesa e l’applicazione della Costituzione firmato da Lorenza Carlassare, don Luigi Ciotti, Maurizio Landini, Gustavo Zagrebelsky e da lui stesso.
Una vibrante lectio sulla Costituzione e sul coraggio della politica in un momento di particolare vita politica del Paese, quella vissuta sul palco del teatro dell’Acquario; l’evento è stato pensato per promuovere una significativa presenza dal Cosentino alla manifestazione nazionale a difesa della Costituzione indetta per il 12 ottobre prossimo a Roma, in Piazza della Repubblica.
Alle 17 e 30 il parterre del piccolo teatro indipendente è già pieno, l’avvocato Giovanni Caporale apre gli interventi soddisfatto che un incontro pensato come ristretto abbia velocemente contagiato il pomeriggio della città. Seduti, fra il tavolo e le prime fila, alcuni addirittura sulle scale, esponenti del mondo della cultura, dei sindacati e della politica di un pezzo significativo di Calabria, ma nessun big di partito o rappresentante delle istituzioni. Costituzionalisti ed esperti della materia parlano a braccio uno dopo l’altro e pongono l’accento sull’importanza di difendere la Carta costituzionale dagli attacchi senza intenti conservatori e semmai con un piglio riformatore, per migliorare le cose. Intanto abbiamo l’opportunità di parlare informalmente con il professore nelle sale antistanti al teatro.
“Se la Costituzione è viva in Calabria? Non lo so, me lo dovreste dire voi, certo dai segnali che mi arrivano direi che c’è seriamente da darsi una mossa per cambiare le cose, non so se sia corretto che la Costituzione sia stata scritta con senso meridionalista, ma di certo diciamo che può essere oggi più utile attuarla qui in Calabria che altrove. Servono i suoi valori per risollevarsi moralmente e civilmente qui più che in altri posti. La parola d’ordine da mettere al centro è sempre la stessa ed è ‘lavoro’, non è ideologia e nemmeno realismo: si tratta di applicare la nostra Costituzione”.